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Abenomics: solo una questione di consensi

Oggi quando si parla di Giappone, si parla anche di “Abenomics”, ma in quanti conoscono il vero significato di questo termine? Esso deriva dall’unione del nome del primo ministro giapponese Shinzo Abe e della parola “nomics”, con il quale ci si riferisce alla serie di provvedimenti, riforme e scelte economiche attuate dal premier giapponese: un vero e proprio programma economico che ha portato il Giappone alla crisi e ad essere in recessione.


Abe si mostra però intenzionato a portare a compimento tale programma, nonostante i problemi e le polemiche, tanto da aver indetto elezioni anticipate per il prossimo 14 dicembre (ben due anni prima rispetto alla scadenza del suo mandato) affinché il popolo riponga nuovamente in lui il consenso. Non da meno, la manovra è volta anche al rinvio dell’incremento dell’IVA al 10% al 2017 e a migliorare il calendario economico.



Dopo circa due decenni di totale recessione Abe sale al potere due anni fa, con un solo scopo ben preciso: far ripartire il Paese. Ecco, dunque, che arrivano i primi sintomi delle sue riforme: la disoccupazione scende al 4,1 % mentre la spesa per famiglia aumenta del 5,2%. Come se non bastasse, la banca centrale nazionale predispone uno stimolo finanziario di 700 miliardi di dollari all’anno, ciò che ha permesso all’export di avere slancio. Questa risalita, però, si arresta presto a causa dell’aumento dell’IVA dal 5% all’8% lo scorso aprile, ciò che ha devastato il PIL della nazione.



Ad ogni modo, vanno spiegati i 3 principi fondanti dell’Abenomics: l’aumento della moneta e della sua circolazione, l’aumento della sfera fiscale e l’attuazione di riforme strutturali. Fra quest’ultime, che il premier non è riuscito a portar avanti, vi è la riforma del lavoro. La maggior parte dei giapponesi sono lavoratori dipendenti o pensionati. Risulta comprensibile come la deflazione sia strettamente collegata all’aspetto demografico e come la manovra economica abbia aumentato i soli profitti dei grandi conglomerati, lasciando indietro i piccoli imprenditori, ormai al servizio dei più grandi per sopravvivere.



L’obiettivo del premier giapponese è, dunque, quello di perseguire la sua lotta contro la deflazione e di evitare la catastrofica recessione che si è registrata nel 1997. Sebbene, il vero nemico del Giappone appaia essere una popolazione sempre più anziana, non resta che restare alla finestra ed attendere il volere del popolo rispetto al suo primo ministro: in quanti lo confermeranno?


redazione