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Civitanova: tre di 18 terroristi arrestati in Italia si trovavano nelle Marche. Appartenevano ad Al-Qaeda

Diversi gli arresti operati dalla Digos di Macerata nell'ambito di un'inchiesta contro un network fondamentalista con radici in Sardegna: tre delle persone arrestate erano residenti nelle Marche tra Civitanova e Porto Recanati. Le indagini, coordinate dalla Procura distrettuale di Cagliari, hanno riguardato sette province italiane: nel mirino delle forze dell'ordine si trovavano presunti terroristi legati ad un cellula qaedista.

A Porto Recanati è stato arrestato l'indagato per terrorismo Ali Zubair, 46enne con documenti e permesso di soggiorno spagnoli ma residente in uno degli appartamenti dell'Hotel House, accusato di favoreggiamento e sfruttamento dell'immigrazione clandestina insieme a due suoi connazionali che sono stati arrestati a Civitanova Marche. Si tratta del 39enne Shah Zubair e del 59enne Sher Ghani - padre del presunto jihadista di 26 anni espulso lo scorso gennaio, Faqir Ghani.

Il blitz della polizia di Stato contro la rete terroristica di matrice islamica, affiliata ad Al Qaida e con base operativa in Sardegna, ha prodotto 18 misure cautelari. Secondo le forze dell'ordine l'organizzazione predicava la lotta armata contro l'occidente e organizzava attentati contro il governo del Pakistan. Dalle conversazioni intercettate tra i componenti della cellula di Al Qaida è emersa la presenza in Italia di un kamikaze e l'ipotesi che si progettasse un attentato in Vaticano. Tuttavia, sembra che l'attentato ai danni di una delle massime cariche religiose cristiane fosse un'ipotesi formulata nel 2010 che non ha più avuto seguito.

La rete fondamentalista aveva a disposizione armi in abbondanza e numerosi fedeli che erano disposti a compiere atti di terrorismo in Pakistan ed Afghanistan, per poi rientrare in Italia. Era anche impegnata nel traffico di migranti. Pakistani e afghani venivano introdotti illegalmente in Italia per poi proseguire il loro viaggio verso il nord Europa. L'ingresso in Italia avveniva attraverso imprenditori compiacenti che fornivano falsi contratti di lavoro. In altri casi l'organizzazione forniva documenti falsi da cui i migranti risultavano vittime di persecuzioni etniche o religiose. Il network forniva anche supporto logistico e finanziario ai migranti, assicurando loro patrocinio presso gli uffici immigrazione e istruzioni sulle dichiarazioni da rendere per ottenere l'asilo politico, apparecchi telefonici e sim.

Un imam e formatore coranico che operava tra Brescia e Bergamo era l'esponente dell'organizzazione fondamentalista addetto alla raccolta dei fondi da destinare per attentati terroristici in Pakistan. L'uomo, un dirigente del movimento pietistico Tablig Eddawa (Società della Propaganda) stimolava le donazioni presso le comunità pakistano-afghane radicate nel territorio italiano. I fondi raccolti venivano poi inviati in Pakistan mediante membri dell'organizzazione. In un caso è stato riscontrato il trasferimento di 55.268 euro mediante un volo per Islamabad in partenza da Fiumicino.

Tra gli arrestati ci sono gli autori di numerosi e sanguinari atti di terrorismo e sabotaggio in Pakistan compresa la strage del mercato di Peshawar, Meena Bazar, avvenuta ad ottobre 2009 in cui vennero uccise più di 100 persone. Arrestati presunti terroristi nelle province di Sassari, Bergamo, Macerata, Roma, Frosinone e Foggia.

Il capo della comunità islamica di Olbia, Khan Sultan Wali, arrestato mentre si imbarcava da Olbia per Civitavecchia, considerato elemento di spicco della cellula terroristica sgominata dalla Polizia, aveva creato una società che lavorava all'interno del cantiere del G8 a La Maddalena. Con lui lavorava anche un talebano che aveva protezione come rifugiato politico. Due degli appartenenti al network terroristico facevano parte, secondo gli investigatori, dell'organizzazione di fiancheggiatori che in Pakistan proteggeva lo sceicco Osama Bin Laden. Puoi commentare l'articolo su Vivere Civitanova


Arianna Baccani