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Revoca dei vertici del Consiglio: la I Commissione dà il via libera alla riforma statuaria

La modifica dello Statuto per revocare i vertici del Consiglio regionale ha superato l'esame della I Commissione Affari istituzionali. Nel corso della seduta di questa mattina, presieduta da Francesco Giacinti, la proposta di legge presentata dall'Ufficio di presidenza, e di cui sono relatori i consiglieri Renato Claudio Minardi (Pd) e Giovanni Maggi (M5s), ha ottenuto il primo il via libera con quattro voti favorevoli (Giacinti, Biancani, Minardi, Urbinati) e il voto di astensione dei tre consiglieri di opposizione (Carloni, Maggi, Marcozzi).

Con l'introduzione di questi articoli, il Presidente e ciascun componente dell'Ufficio di presidenza, potranno essere revocati con una mozione di sfiducia. Due le condizioni necessarie per esercitare questa opzione. La presenza di "gravi motivi", ovvero cause che incidono fortemente sul corretto funzionamento dell'organismo istituzionale, e una maggioranza qualificata. La mozione, che non potrà essere messa in discussione prima di 10 giorni dalla sua presentazione, dovrà essere firmata da almeno un terzo dei consiglieri, approvata per appello nominale e con una maggioranza non inferiore ai 4/5 dell'Assemblea.

La stessa opzione di revoca sarà prevista anche per i Presidenti e i Vicepresidenti delle commissioni consiliari. La proposta di legge licenziata questa mattina reintroduce anche le figure dei consiglieri segretari nell'Ufficio di presidenza, garantendo un componente di maggioranza e uno di opposizione.

"Questo provvedimento ha lo scopo di rappresentare le minoranze nell'ufficio di presidenza, a condizione di non far aumentare i costi - ha dichiarato il presidente Giacinti - La filosofia che ha ispirato questa proposta è quella della più ampia rappresentatività delle forze politiche". Il vicepresidente Mirco Carloni (Area popolare - Marche 2020) spiega che "la condizione fondamentale per approvare questa riforma in Aula è che venga effettivamente aumentata la rappresentatività delle minoranze, ma senza aumenti di costi per l'amministrazione".

La riforma statutaria per concludere il suo iter dovrà ora essere approvata a maggioranza assoluta dal Consiglio con due deliberazioni successive, adottate a intervallo non minore di 2 mesi.Puoi commentare l'articolo su Vivere Marche


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