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Millennials, la rivoluzione è sbocciata anche in Italia? L’analisi dei dati

Il calcio è pronto ad accogliere definitivamente sulla scena i cosiddetti Millennials, tutta una nuova generazione pronta a conquistare le scene. La crisi sembra ormai alle spalle: i grandi club, soprattutto in Italia, stanno tornando ad investire con costanza nei vivai, per evitare gli errori del passato, su tutte l’esclusione dell’Italia dai mondiali di Russia 2018. Finalmente i club hanno capito la strada da seguire: lasciare spazio alle giovani generazioni, sulle spalle di cui edificare le colonne del futuro.

Il calcio è pronto ad accogliere definitivamente sulla scena i cosiddetti Millennials, tutta una nuova generazione pronta a conquistare le scene. La crisi sembra ormai alle spalle: i grandi club, soprattutto in Italia, stanno tornando ad investire con costanza nei vivai, per evitare gli errori del passato, su tutte l’esclusione dell’Italia dai mondiali di Russia 2018. Finalmente i club hanno capito la strada da seguire: lasciare spazio alle giovani generazioni, sulle spalle di cui edificare le colonne del futuro.



Le statistiche, in chiave europea, fanno ben sperare l’Italia, dal momento che cinque talenti della nuova generazione sono tra i più utilizzati nel calcio di vertice in Europa. Lo testimonia, inoltre, un importante studio compiuto dal CIES Football Observatory, l’osservatorio scientifico del mondo del calcio, rielaborato dal sito di scommesse sportive bwin.



 





 



Nella ricerca sono stati illustrati i Millennials più promettenti e la fiducia che viene loro concessa dai rispettivi club. Lo studio si è basato su un calcolo percentuale che comprende i minuti di gioco concessi ai nuovi talenti, distinti poi in tre classifiche. La prima fa riferimento ai venti talenti più utilizzati nei cinque campionati top d’Europa, ovverosia Serie A, LaLiga, Premier League, Bundesliga e Ligue1. Nella seconda classifica invece mette i più presenti tra le categorie cadette dei cinque campionati di cui sopra. L’ultima classifica fa riferimento ai 20 top millennial presenti al mondo. Nella prima classifica dominano due italiani, uno di sangue, l’altro di adozione: si tratta di Dejan Kulusevski, oggi al Parma ma già promesso sposo della Juve, e Sandro Tonali del Brescia: uno ha giocato già ben il 95% di minuti, l’altro 94%. In classifica presente anche la rivelazione del Borussia Dortmund, Jadon Sancho (80%), Ferran Torres del Valencia (71%), altri “italiani” come Kumbulla del Verona e Traoré del Sassuolo. Nella seconda classifica, che fa riferimento alle cadetterie, tanta Italia, per fortuna: presenti Carnesecchi del Trapani ed Esposito del Chievoverona. Primatista in questa particolare classifica Gallagher dello Swansea, già in odore di Premier League. Particolare interesse va data alla terza classifica, quella dei 20 millennials top nel mondo: da seguire, assolutamente, Botman dell’Heerenveen, Louis D’Arrigo dell’Adelaide Utd, Stergiou del St. Gallen, Boadu dell’Az Alkmaar. Ma i nomi sono davvero tutti interessanti.

Dati incoraggianti, soprattutto per l’Italia: ma il nostro calcio è davvero cambiato? C’è tanto merito da riconoscere a Roberto Mancini, che di questa rivoluzione è stato ed è tuttora il condottiero. C’è il suo zampino in un’Italia che oggi si gode i suoi talenti e la strada tracciata dal Mancio ha aperto una traiettoria che tutti i club, dai top agli ultimi, stanno seguendo. Però, nonostante tante statistiche a favore, il calcio italiano resta ancora ancorato ai suoi principi ed è ancora, fondamentalmente, un calcio “vecchio”. Nel massimo campionato, infatti, la squadra più giovane è la Fiorentina, seguita da Atalanta e Sampdoria. I top club, quelli che cioè dominano le prime sei posizioni, continuano ad affidarsi agli “usati sicuri”: emblematico, in questo senso, il caso della Juve che ha la rosa più vecchia del campionato. Il fenomeno dello svecchiamento, non appena che all’inizio nel nostro Paese, ha ancora bisogno di tempo. Un buon esempio non viene nemmeno dalla nostra cadetteria: non una vetrina per giovani ma quella con l’età media più anziana. Occorre, forse, ancora un bel po’ di tempo…


Nella ricerca sono stati illustrati i Millennials più promettenti e la fiducia che viene loro concessa dai rispettivi club. Lo studio si è basato su un calcolo percentuale che comprende i minuti di gioco concessi ai nuovi talenti, distinti poi in tre classifiche. La prima fa riferimento ai venti talenti più utilizzati nei cinque campionati top d’Europa, ovverosia Serie A, LaLiga, Premier League, Bundesliga e Ligue1. Nella seconda classifica invece mette i più presenti tra le categorie cadette dei cinque campionati di cui sopra. L’ultima classifica fa riferimento ai 20 top millennial presenti al mondo. Nella prima classifica dominano due italiani, uno di sangue, l’altro di adozione: si tratta di Dejan Kulusevski, oggi al Parma ma già promesso sposo della Juve, e Sandro Tonali del Brescia: uno ha giocato già ben il 95% di minuti, l’altro 94%. In classifica presente anche la rivelazione del Borussia Dortmund, Jadon Sancho (80%), Ferran Torres del Valencia (71%), altri “italiani” come Kumbulla del Verona e Traoré del Sassuolo. Nella seconda classifica, che fa riferimento alle cadetterie, tanta Italia, per fortuna: presenti Carnesecchi del Trapani ed Esposito del Chievoverona. Primatista in questa particolare classifica Gallagher dello Swansea, già in odore di Premier League. Particolare interesse va data alla terza classifica, quella dei 20 millennials top nel mondo: da seguire, assolutamente, Botman dell’Heerenveen, Louis D’Arrigo dell’Adelaide Utd, Stergiou del St. Gallen, Boadu dell’Az Alkmaar. Ma i nomi sono davvero tutti interessanti.

Dati incoraggianti, soprattutto per l’Italia: ma il nostro calcio è davvero cambiato? C’è tanto merito da riconoscere a Roberto Mancini, che di questa rivoluzione è stato ed è tuttora il condottiero. C’è il suo zampino in un’Italia che oggi si gode i suoi talenti e la strada tracciata dal Mancio ha aperto una traiettoria che tutti i club, dai top agli ultimi, stanno seguendo. Però, nonostante tante statistiche a favore, il calcio italiano resta ancora ancorato ai suoi principi ed è ancora, fondamentalmente, un calcio “vecchio”. Nel massimo campionato, infatti, la squadra più giovane è la Fiorentina, seguita da Atalanta e Sampdoria. I top club, quelli che cioè dominano le prime sei posizioni, continuano ad affidarsi agli “usati sicuri”: emblematico, in questo senso, il caso della Juve che ha la rosa più vecchia del campionato. Il fenomeno dello svecchiamento, non appena che all’inizio nel nostro Paese, ha ancora bisogno di tempo. Un buon esempio non viene nemmeno dalla nostra cadetteria: non una vetrina per giovani ma quella con l’età media più anziana. Occorre, forse, ancora un bel po’ di tempo…


Redazione