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Fermo: L'EDITORIALE. Voto regionale: cercansi - inutilmente - persone nuove

Leggiamo i nomi per le candidature regionali. Novità poche o nessuna. Andranno in lista i soliti e quanti gravitano negli apparati di partito. Che poi partiti non lo sono più. I politologi parlano di partiti personali, ovvero, gruppi creati a suo immagine e somiglianza dal proprio leader e, in alcuni casi, dal “proprietario”.

 La tanto sbandierata società civile resta fuori. Vuoi perché la società civile e i corpi intermedi non esistono quasi più in quanto sbrindellati e frantumati, vuoi perché esiste un rigetto nei confronti della politica da parte della gente comune, vuoi, infine, perché non c'è l'interesse dei capi a mettere in lista quei pochi coraggiosi che, non inquadrati e non inquadrabili, se la sentono d'imbarcarsi nell'avventura.
Per cui a rappresentarci saranno persone che con noi poco o nulla hanno a che fare. Il tanto sbandierato cambiamento auspicato per il dopo pandemia, s'è tramutato nel consueto adagio gattopardesco del tutto cambi (a parole) perché nulla cambi (nei fatti).
Con chi prendersela? Fintantoché politici e politica continueranno a dar pessimo esempio di sé (corruzione, indecisione, incapacità, voltagabbanismo, miopia, etc. etc.) - tra l'altro raccontati e amplificati magistralmente da un'informazione depressiva che coglie solo il negativo - come pretendere che nuove persone emergano?
Ma come cambiare rotta se non con l'impegno di donne e uomini nuovi?
Infine, basterà essere “nuovi” per essere capaci? E allora qui entra in campo la questione culturale. Cioè il modo di intendere la politica, l'amministrazione, l'intendere e il fare le “cose”. Ma se la cultura s'è degradata a vacuità e intrattenimento effimero, come uscirne?
È il grande problema odierno: un serpente (come nelle iconografie orientali) che si morde la coda. Qualcosa però dovrà pur accadere. Ad esempio, le elezioni comunali posso essere un primo segnale di rinnovata partecipazione.
Comunque, scriveva Chesterton: «Il male non è che i sapienti non vedono la risposta, ma che non vedono l'enigma».
Ma chi sono poi i sapienti?Puoi commentare l'articolo su Vivere Fermo


Adolfo Leoni