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Didattica a distanza al triennio, Priorità alla scuola: "Un'intera generazione penalizzata"

Dopo Campania, Lazio, Lombardia, Umbria e Puglia, anche il Presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli si è accodato alla decisione di imporre almeno il 50% di Didattica Digitale Integrata (DDI) al triennio delle Scuole Secondarie di secondo grado, riducendo così la didattica in presenza a meno della metà dell’orario.

Dopo mesi di lavoro e impegno da parte di Dirigenti Scolastici, personale amministrativo e docenti, piani di sicurezza, gestione di ingressi e uscite scaglionate, sacrifici dei ragazzi e dei docenti in termini di tempi e modalità di fruizione, il Presidente della Regione spazza via il tutto con un'ordinanza. Una scelta che i Comitati territoriali “Priorità alla Scuola”di Ancona e Civitanova Marche condannano, in quanto assunta senza aver prima valutato o implementato altre soluzioni, come un ulteriore scaglionamento di ingressi/uscite o il potenziamento del trasporto pubblico, che è il nodo centrale della questione.

È sotto gli occhi di tutti che è più semplice chiudere le scuole e mandare gli studenti in DDI, invece diammettere l'inefficienza nell'organizzare un piano dei trasporti che potesse reggere una nuova fase pandemica, e allestire un servizio efficace di test e tracciamento. Questa è l’ennesima dimostrazione di quanto la SCUOLA, in quanto settore non produttivo, non conti nulla. E allora meglio sacrificare il diritto allo studio e il futuro dei giovani.

La scuola a distanza ha dimostrato nei mesi passati i suoi limiti sia didattici (non esistono indicazioni nazionali sulla didattica digitale e non si improvvisano), che sociali (le risorse informatiche non sono distribuite in modo eguale in tutto il territorio e in tutti gli strati della popolazione).E ancora, non siamo noi a dirlo, ma numerosi studi scientifici e fonti autorevoli come l’Unesco, la perdita di ogni singolo giorno di scuola si ripercuote sulle abilità cognitive degli studenti, sull’aumento dell’abbandono scolastico, sulla minor propensione e capacità di iscrizione all’università e di trovare lavoro, sul livello del salario e sulle mansioni svolte sul posto di lavoro.

Per avere un esempio lampante di quanto i nostri alunni hanno perso in apprendimento è sufficiente guardare i punteggi del Concorso di ammissione delle Professioni sanitarie, mai così bassi. Un’istituzione della Repubblica italiana, per ragioni non connesse alla sicurezza negli edifici scolastici ma principalmente ai trasporti, non può imporre la DDI a una così grossa fetta del corpo studentesco, e soprattutto non può imporla agli allievi e alle allieve delle quinte classi, che dovranno affrontare l’esame di maturità e i concorsi di ammissione alle Università a numero chiuso.

Si può e si deve esplorare altre soluzioni: pensiamo ad esempio alla vicina Emilia Romagna, dove si è deciso di impiegare 120 bus aggiuntivi, in aggiunta ai 270 con cui è stato potenziato il trasporto pubblico all’avvio dell’anno scolastico; ciò permette di garantire maggiore sicurezza agli studenti sostenendo nel contempo il settore del trasporto privato, fortemente colpito dalle conseguenze della pandemia. L’impiego di mezzi aggiuntivi è tanto più importante ora che l’ordinanza regionale ha ridotto la capienza massima dall’80 al 60%.

Si può lavorare con i Dirigenti Scolastici per ridisegnare lo scaglionamento degli ingressi a scuola, così come all’Università. Si può e si deve fare tutto il possibile per evitare di sacrificare l’istruzione delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi. Al Presidente della Regione Marche, pertanto, chiediamo un immediato dietrofront e un ampliamento dei servizi di trasporto pubblico, almeno finché ilivelli di contagio consentiranno di mantenere aperte le scuole in sicurezza.Puoi commentare l'articolo su Vivere Ancona


Comitato Priorità alla Scuola Ancona