Sirmione: scoperto un laboratorio di âingegneriaâ fiscale a servizio degli evasori, ai domiciliari un commercialista di Fano
C'è anche un commercialista di Fano, coinvolto nella complessa indagine è stata messa in campo dalla polizia giudiziaria per le ipotesi di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di gravi reati fiscali. Il sistema illecito, volto alla creazione di falsi crediti tributari per diversi milioni di euro che venivano ceduti ai clienti dietro il pagamento di un corrispettivo al fine di compensare i debiti da loro maturati verso lâerario, ha visto il coinvolgimento di 104 persone fisiche e 126 società con sede in diverse province italiane.
La Compagnia di Fano ha eseguito unâordinanza di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti di un commercialista fanese. Nel corso dellâoperazione di polizia giudiziaria, sono stati perquisiti lâabitazione e lo studio del commercialista ed è stata data esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo che ha colpito, fra lâaltro, un appartamento e relativa pertinenza, di proprietà del predetto professionista.
Le indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e la Tenenza di Pisogne della Guardia di Finanza di Brescia, coordinati dalla Procura della Repubblica di Brescia, hanno scoperto, presso uno studio contabile di Sirmione (BS), il centro di un complesso e articolato sistema volto alla creazione di falsi crediti tributari per diversi milioni di euro, che venivano ceduti ai clienti dietro il pagamento di un corrispettivo, al fine di compensare i debiti da loro maturati verso lâerario.
Le investigazioni dirette dalla locale Autorità Giudiziaria fanno seguito ad unâaltra operazione di polizia giudiziaria, denominata âEvasione continuaâ, che, nel febbraio 2020, aveva portato allâarresto di 22 persone, disarticolando un sodalizio criminale volto alla perpetrazione di frodi fiscali.
Lâattività investigativa, che ha visto il coinvolgimento di 104 persone fisiche e 126 società (tra âcartiereâ e imprese realmente operanti) con sede in diverse province italiane (Brescia, Bergamo, Milano, Monza-Brianza, Torino, Pavia, Alessandria, Parma, Genova, Firenze, Roma, Latina, Salerno, Bari, Trapani), ha consentito di ricostruire il meccanismo illecito ideato e realizzato da professionisti bresciani, incentrato su un sistema di emissione di false fatture, ricorrendo a numerose società âcartiereâ italiane e straniere, che ha permesso di creare crediti IVA e di ricerca e sviluppo, poi utilizzati da clienti consapevoli per compensare i propri debiti tributari.
In particolare, i professionisti coinvolti, con la preziosa collaborazione di sodali con precedenti specifici e disponendo di svariate società âcartiereâ legalmente rappresentate da loro prestanome, fornivano alla clientela veri e propri âpacchetti fiscaliâ relativi: allâemissione di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti; alla vendita di crediti fiscali fittizi da utilizzare in compensazione mediante il meccanismo dellâaccollo tributario (fino al 2017, ovvero fino a quando, con la risoluzione n. 140, lâAgenzia delle Entrate ha negato la possibilità che il debito oggetto di accollo possa essere estinto utilizzando in compensazione crediti vantati dallâaccollante verso lâErario); alla compensazione di crediti fiscali fittizi con debiti tributari, ricorrendo a sofisticate operazioni di cessione di rami dâazienda di società âcartiereâ ovvero di fusioni per incorporazione con le imprese interessate a ridurre la propria esposizione debitoria.
La capacità dei professionisti di ideare sempre nuove ed evolute forme di frode fiscale, tese ad aggirare le disposizioni introdotte di volta in volta per contrastare le pratiche evasive, ha consentito di fornire âservizi fiscaliâ in grado di celare il meccanismo fraudolento posto in essere e di renderne più difficile lâemersione a favore di clienti disposti - pur di abbattere le imposte dovute - a versare un corrispettivo pari al 50% - 70% del valore nominale dei crediti tributari inesistenti.
Oltre a questi âservizi fiscaliâ, il sodalizio criminale si occupava anche di âripulireâ i proventi illeciti delle frodi tributarie, attraverso il trasferimento di somme di denaro su conti correnti aperti presso istituti di credito maltesi, slovacchi, ungheresi e croati, a loro riconducibili, che poi venivano âmonetizzatiâ da âspalloniâ, per essere infine restituiti agli evasori fiscali, come è stato dimostrato in occasione del sequestro della somma di 230.000 euro eseguita dai militari della Guardia di Finanza nei confronti di due sodali di rientro dalla Slovacchia dove si erano recati per prelevare il denaro. Un ruolo centrale nella ricostruzione delle movimentazioni finanziarie è stato fornito grazie alla stretta sinergia con le Autorità Giudiziarie straniere con cui è stata attivata unâefficace cooperazione giudiziaria, anche attraverso lâutilizzo dellâOrdine Europeo di Indagine che ha consentito alla Procura della Repubblica di Brescia ed ai militari della Guardia di Finanza di delineare lâestensione dellâattività riciclatoria realizzata dai sodali e la destinazione finale dei proventi illeciti.
Al termine dellâindagine condotta è emerso che sono state emesse dagli indagati fatture per operazioni inesistenti per circa 270 milioni di euro, che hanno consentito di abbattere, complessivamente, un debito IVA per circa 47 milioni di euro ed evadere lâIRES per oltre 58 milioni di euro, oltre che di cedere crediti fittizi per 21 milioni di euro. Lâindagine ha permesso di ricostruire minuziosamente tutte le fasi di trasferimento e di passaggio del denaro, nonché i ruoli dei vari indagati, così da consentire di smantellare il sistema criminale operante. Al momento, più di 350 unità operative delle Fiamme Gialle stanno procedendo, in ambito nazionale, a dare esecuzione ad unâordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari di Brescia, nei confronti di 26 indagati per i reati di associazione per delinquere finalizzata allâevasione fiscale (indebite compensazioni), al riciclaggio ed autoriciclaggio, di cui 8 indagati sono sottoposti a misura cautelare di custodia in carcere, 16 indagati sono sottoposti agli arresti domiciliari e due a misure interdittive. Contemporaneamente, sono in corso sequestri di proventi illeciti per oltre 21 milioni di euro.
Attività illecite della specie, oltre a recare un grave danno allâerario, soprattutto in un periodo come quello attuale, ove le risorse pubbliche vengono destinate, in particolare, alla tutela della salute dei cittadini e alla ripresa economica del Paese, generano ripercussioni negative sul funzionamento dei mercati e dannosi effetti di concorrenza sleale.Puoi commentare l'articolo su Vivere Fano
Sara Santini