navigazione: Home > Attualità > Marche, luci e ombre tra lavoro, economia e welfare:presentato il primo Rapporto CISL Marche “Sguardi sulle Marche”

Marche, luci e ombre tra lavoro, economia e welfare:presentato il primo Rapporto CISL Marche “Sguardi sulle Marche”

“Sguardi sulle Marche. Lavoro, economia, welfare” è stato il tema in discussione oggi nella tavola rotonda organizzata da Cisl Marche negli spazi della Facoltà di Economia della Politecnica delle Marche e che ha visto confrontarsi il Segretario generale di Cisl Marche Marco Ferracuti, il Rettore dell’UNIVPM Gian Luca Gregori, Roberta Fileni, Vicepresidente di Fileni alimentare spa, conclusi dal Segretario confederale Cisl nazionale Mattia Pirulli. Sguardi sulle Marche partendo dall’analisi fatta dall’Ufficio studi della Cisl su diversi indicatori degli ultimi dieci anni: dalla demografia all’occupazione passando per redditi, salari, giovani in fuga.

Indicatori complessi di partenza per una riflessione che guarda al futuro, evidenziare sì le criticità ma come base di partenza per avanzare delle proposte, l’ottimismo della concretezza. Dati e numeri importanti. Il primo dato appariscente: dal 2014 al 2024 le Marche hanno perso qualcosa come 64mila residenti, il 4,2% della popolazione, come se fosse scomparsa qualcosa di più della città di Fano. La spesa per la sanità è di 3,6 miliardi di euro, il 30% è assorbita dalla degenza ospedaliera, il 15% dalla farmaceutica. Altro elemento: in crescita il tasso di occupazione che nel 2024 era al 67,2% della popolazione, la percentuale di giovani laureati è superiore alla media nazionale ma è superiore alla media nazionale anche la percentuale dei giovani laureati che vanno all’estero e dei sovra istruiti rispetto al lavoro svolto. Negativo anche il confronto sul fronte dei redditi dichiarati e delle imposte versate: le Marche sono sotto il dato medio nazionale mentre sono purtroppo al di sopra per le famiglie in povertà assoluta, il 5,6%.La riflessione del segretario generale di Cisl Marche Marco Ferracuti: «Il dato molto positivo è che nelle Marche stia crescendo l’occupazione, un fenomeno che va preservato ed ampliato. Il problema è che l’incremento dell’occupazione nelle Marche non si traduce in aumento dei salari visto che, purtroppo, nelle Marche risultano più bassi rispetto al dato nazionale e a quelli di molte regioni benchmark a noi vicine. Questo fenomeno si verifica per diversi motivi che vanno affrontati e risolti. Le Marche sono la regione più manifatturiera d’Italia ma con una grandissima frammentazione visto che quasi l’80% delle nostre imprese è a conduzione familiare, c’è anche un tema di poca attitudine alla innovazione. Il 78% degli addetti del manifatturiero è impiegato in settori maturi, a basso livello tecnologico. Ultimo, ma non per importanza, l’aumento della condizione di precarietà: sta diminuendo il ricorso alle assunzioni a tempo indeterminato (solo il 10% nel 2024), decresce il tempo determinato e crescono le forme più atipiche come la somministrazione, lo stagionale e l’intermittente, queste ultime tre tipologie di lavoro rappresentano il 45% delle assunzioni. E’ chiaro che questa combinazione di settori maturi, frammentazione e precarietà porta al fenomeno odioso dei salari bassi per i lavoratori». Il Rettore di Univpm Gian Luca Gregori: «Se facciamo un confronto sulle retribuzioni e non sul potere d’acquisto facciamo un errore, bisogna valutare il territorio, un conto è uno stipendio di 1600 euro nelle Marche, ben altro è disporre della stessa cifra a Milano. Il vero tema è la produttività». L’imprenditrice Roberta Fileni: «Nella mia impresa il 50% degli operai è di provenienza estera, il 40% è donna, il 30% delle dirigenti è donna, forse è poco ma cerchiamo di migliorare questo dato. Stessi diritti e doveri per tutti con retribuzione adeguata per tutti. Totale uguaglianza a prescindere da lingua e religione, in una parola inclusione».Il Segretario confederale Cisl nazionale Mattia Pirulli: «Dobbiamo invertire alcuni dati preoccupanti, il primo è quello dei giovani provando ad elevare la qualità dell’occupazione. Comprendo bene il discorso sul valore aggiunto del prodotto, va trovata una modalità per tradurlo anche in settori a basso valore aggiunto. La Cisl da tempo pone il tema del patto sociale per la crescita del Paese coinvolgendo il Governo e usando le leve della formazione, dell’innovazione e salari legati alla produttività».Puoi commentare l'articolo su Vivere Marche


Cisl Marche