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Incendi boschivi nel territorio anconetano: cinque casi su sette legati a imprudenze

Sette incendi boschivi, sei dei quali causati dall’uomo: è questo il bilancio registrato dall’inizio dell’anno nel territorio della provincia di Ancona. Solo uno degli eventi, avvenuto a Genga, è riconducibile a una causa naturale (la caduta di un fulmine nella zona di Nebbiano) che ha mandato in fumo circa un ettaro di vegetazione. Tutti gli altri, invece, sono legati a condotte imprudenti.

Cinque roghi si sono verificati tra metà giugno e metà luglio, complice il clima secco e le alte temperature. Tre di questi, avvenuti nei comuni di Corinaldo, Cupramontana e Arcevia, sono partiti da fuochi liberi accesi in campagna per bruciare residui vegetali. In tutti i casi sono intervenute le squadre di spegnimento e i Carabinieri Forestali, che hanno denunciato i responsabili per incendio boschivo colposo. Altri due episodi sono invece collegati a lavorazioni agricole svolte nelle ore più calde della giornata: in questi casi l’origine è stata il surriscaldamento di mezzi o attrezzature utilizzate nei campi.Alla luce di questi dati, le autorità rinnovano l’appello alla prudenza. Dal 1° luglio al 15 settembre è in vigore nelle Marche il periodo di grave pericolosità per gli incendi boschivi, durante il quale è vietato accendere fuochi liberi a meno di 200 metri dai boschi, bruciare residui vegetali, usare attrezzature che producono brace o scintille e compiere qualunque azione possa generare un innesco.Chi non rispetta le regole rischia sanzioni da 5.000 a 50.000 euro, e se dal comportamento scorretto deriva un incendio, si applicano le pene previste dal codice penale: da 2 a 5 anni di reclusione. Una svista o una leggerezza possono trasformarsi in disastro ambientale: per questo la prevenzione è responsabilità di tutti.Puoi commentare l'articolo su Vivere Senigallia


Giulia Mancinelli