
San Benedetto: Pierluigi Camiscioni: lâuomo dalle mille vite
A cinque anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 27 agosto 2020, il ricordo di Pierluigi Camiscioni è ancora vivido nel cuore degli appassionati di rugby e non solo. Nato a San Benedetto del Tronto nel 1953, fu seconda linea dâeccezione con LâAquila e il Rugby Roma, protagonista della nazionale italiana degli anni Settanta e, in una seconda vita altrettanto avventurosa, controfigura cinematografica di Bud Spencer. Camiscioni fu anche imprenditore, animatore del terzo tempo, e figura centrale nella promozione del rugby nelle Marche. Questo articolo ripercorre la parabola sportiva e umana di un personaggio unico, capace di attraversare mondi diversi lasciando ovunque unâimpronta profonda.
Ci sono vite che sembrano uscite da un romanzo d'avventura, fatte di viaggi, passioni incontenibili e reinvenzioni continue. Quella di Pierluigi Camiscioni è una di queste. A cinque anni dalla sua morte, la sua figura continua a suscitare affetto e ammirazione non solo nel mondo del rugby, ma anche in quello del cinema e dell'imprenditoria turistica. Nato a San Benedetto del Tronto il 30 maggio 1953, Camiscioni fu un atleta potente, un uomo di squadra generoso e un trascinatore capace di far amare la palla ovale anche in terre dove il rugby era, fino a quel momento, quasi sconosciuto.Il viaggio sportivo di Camiscioni comincia proprio lontano dalla sua San Benedetto: un periodo di studio a Cambridge, nella patria spirituale del rugby moderno, lo mette in contatto con una cultura sportiva che lo affascina e lo forma. Al ritorno in Italia, è subito evidente il salto di qualità : il giovane seconda linea entra a far parte dellâAquila Rugby, una delle squadre più gloriose del panorama italiano.Con i neroverdi dell'Aquila vince lo scudetto nel 1981-82, in una stagione che lo consacra tra i protagonisti assoluti del campionato. Ma il suo percorso passa anche per il Rugby Roma, squadra altrettanto storica dove milita negli anni Settanta, in un periodo florido del rugby italiano che comincia ad affacciarsi, con sempre maggiore ambizione, sul panorama internazionale.Il debutto in nazionale arriva il 13 settembre 1975 a Gosforth, in Inghilterra, contro una selezione Under-23 inglese. à lâinizio di una breve ma significativa carriera azzurra: sette presenze, sufficienti a lasciare il segno. Memorabile il match del 1976 contro lâAustralia allâArena di Milano, quando lâItalia perde per un solo punto (16-15) contro i leggendari Wallabies. Fu uno degli incontri che mostrarono al mondo che gli Azzurri stavano crescendo.Tra le vittorie più prestigiose, quella contro la Romania, allâepoca considerata una potenza del rugby europeo, insieme a quelle contro Spagna e Giappone. Lâultima apparizione internazionale avviene nel 1978, nella Coppa FIRA, contro la Francia "A" allo stadio Fattori de LâAquila.Il fisico imponente, lâaria da duro buono, la grinta da placcatore instancabile: caratteristiche che, fuori dal campo, lo rendono perfetto per un altro ruolo... quello di controfigura cinematografica. Negli anni Novanta, Pierluigi Camiscioni diventa la controfigura ufficiale di Bud Spencer in una serie di produzioni girate tra Miami e il Costa Rica.Non si limita però a fare lo stuntman: diventa anche cuoco personale di Carlo Pedersoli, con cui stringe un rapporto di autentica amicizia. Nella giungla centroamericana, tra una scena dâazione e lâaltra, Camiscioni prepara piatti italiani "veri", spesso con ingredienti portati da casa o reperiti chissà come. à lâennesima testimonianza del suo spirito vulcanico e della capacità di rendersi insostituibile ovunque andasse.Nonostante le esperienze nelle capitali italiane del rugby e sui set internazionali, Camiscioni resta sempre profondamente legato alla sua San Benedetto del Tronto. Dopo il ritiro, si dedica allâimprenditoria locale, gestendo uno stabilimento balneare e un ristorante, diventando figura di riferimento nel mondo del turismo costiero. Ma il rugby non lo abbandona mai.Nel 2009, in occasione del test match tra Italia e Samoa giocato ad Ascoli Piceno, il Comune di San Benedetto gli assegna il premio "Una vita per il rugby", insieme al concittadino Giambattista Croci. à il riconoscimento ufficiale per un uomo che, al di là delle mete e dei placcaggi, aveva seminato la passione per il rugby in una regione dove, prima di lui, i "pali ad acca" erano merce rara.Chi lâha conosciuto lo ricorda come un finto burbero, generoso allâinverosimile, trascinatore dentro e fuori dal campo. Era lâanima del terzo tempo, quel momento sacro del rugby in cui gli avversari si ritrovano per condividere una birra e racconti di mischie e mete. Non importava se si era appena giocato un match internazionale o una partita amatoriale: Camiscioni câera, con il suo ghigno contagioso, la sua verve inarrestabile, la sua Harley Davidson e il casco con le corna da vichingo.Nel 2014, dopo anni di impegno e battaglie amministrative, vede realizzarsi uno dei suoi sogni: lâapertura del campo da rugby "Nelson Mandela" nel quartiere Agraria di San Benedetto. Un impianto moderno, dedicato alla crescita del rugby nelle Marche, la regione dove tutto era iniziato.Pierluigi Camiscioni si è spento il 27 agosto 2020, a 67 anni, dopo una lunga lotta contro la malattia. I funerali si sono svolti proprio sul campo "Nelson Mandela", in mezzo alla sua gente, tra giovani rugbisti e vecchi compagni di squadra, con la palla ovale come simbolo e testimone del suo passaggio.Quel giorno, il rugby italiano ha salutato non solo un atleta, ma un ambasciatore dello sport, un costruttore di comunità , un uomo capace di ispirare. Chi ha giocato con lui, chi lo ha visto al cinema, chi ha mangiato nel suo ristorante o semplicemente incrociato il suo sorriso sulla Riviera, sa che Pierluigi Camiscioni è stato molto più di un giocatore: è stato un esempio.Nel 2025, ricordare Pierluigi Camiscioni significa riconoscere il valore di uno sportivo che ha incarnato i valori autentici del rugby: coraggio, lealtà , spirito di squadra, generosità . Ma significa anche celebrare un uomo che ha saputo trasformare ogni esperienza in occasione di incontro, crescita, allegria. Un uomo che non ha mai smesso di placcare la vita con entusiasmo, dentro e fuori dal campo. Puoi commentare l'articolo su Vivere San Benedetto
Riccardo Renzi