
Fermo: Lavoratori migranti della logistica: problemi fisici per turni massacranti, 1 su 5 senza contratto, 1 su 4 discriminati
Emerge un quadro preoccupante dall'indagine della CGIL sui lavoratori migranti impiegati nel settore della logistica e delle piattaforme informatiche nella nostra Regione: il 20% ha svolto mansioni pericolose senza contratto, quasi la metà lamenta problemi fisici legati ai ritmi di lavoro insostenibili, mentre un lavoratore su quattro denuncia episodi di discriminazione.
 Il mondo della logistica e delle piattaforme digitali continua a mostrare il suo volto più oscuro quando si tratta di lavoratori migranti. I dati presentati dalla CGIL, in un'indagine realizzata dalla sigla sindacale insieme a Vittorio Lannutti, docente di Sociologia dellâateneo feltresco e della Politecnica delle Marche, tracciano un quadro allarmante di un settore dove le irregolarità sono diffuse e lo sfruttamento resta una minaccia concreta. Secondo l'indagine, un lavoratore migrante su cinque ha prestato la propria opera senza un regolare contratto, spesso in condizioni pericolose. Si tratta di mansioni che comportano rischi per la salute e la sicurezza, svolte senza le tutele minime previste dalla legge. Una forma di lavoro nero che espone questi lavoratori a vulnerabilità estreme, senza accesso a diritti fondamentali come assicurazione, ferie o malattia.Ma anche chi ha un contratto non se la passa necessariamente meglio: quasi la metà degli intervistati ha dichiarato di soffrire di problemi fisici direttamente riconducibili ai ritmi di lavoro. Turni massacranti, carichi pesanti da movimentare in tempi stretti, pause insufficienti: una pressione costante che trasforma il corpo in uno strumento da consumare, con conseguenze sulla salute che si manifestano già dopo pochi anni di attività .A completare questo scenario difficile c'è la discriminazione, denunciata da un lavoratore su quattro. Differenze di trattamento basate sull'origine, ostacoli nella progressione di carriera, retribuzioni inferiori a parità di mansione: forme diverse di un problema che mina la dignità del lavoro e crea divisioni pericolose."Ancora troppe diseguaglianze, il rischio è lo sfruttamento e il lavoro nero", ha commentato Fontana della CGIL Marche, sintetizzando una situazione che richiede interventi urgenti. Il settore della logistica, esploso negli ultimi anni con la crescita dell'e-commerce e delle piattaforme digitali, ha bisogno di controlli più stringenti e di una maggiore tutela dei diritti dei lavoratori. Crescita testimoniata dalla futura apertura dell'hub di Amazon nell'interporto di Jesi, il che tuttavia porta diverse problematiche: ci sarà , certo, un forte impatto a livello di assunzioni con una previsione di circa 800 posti di lavoro; tuttavia si tratterà di contratti flessibili. Amazon tende a reclutare lavoratori svantaggiati, disoccupati di lungo periodo e persone a basso livello di istruzione. In ogni caso, occupazione temporanea visto che la durata media di permanenza di un lavoratore in un magazzino Amazon è di soli 6 mesi, ed è di qualche ora fa la notizia di un maxi licenziamento di 30 mila dipendenti da parte del colosso dell'e-commerce americano: non un segnale di stabilità per lavoratrici e lavoratori. La sfida è garantire che l'innovazione tecnologica e la crescita economica non avvengano sulla pelle dei più vulnerabili, e che tutti i lavoratori, indipendentemente dalla loro provenienza, possano operare in condizioni di sicurezza, legalità e rispetto.Puoi commentare l'articolo su Vivere Fermo
Danilo Monterubbianesi
