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Ascoli: La ZES nelle Marche diventa operativa: opportunità e criticità per Fermo e Ascoli nel nuovo perimetro dello sviluppo territoriale

La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della norma che estende la Zona Economica Speciale (ZES) alle Marche apre una fase nuova per i territori regionali, chiamati ora a tradurre uno strumento straordinario in crescita reale. L’attivazione immediata delle procedure telematiche per accedere alle agevolazioni fiscali e amministrative segna un passaggio decisivo, frutto della collaborazione tra Governo e Regione. Tuttavia, al di là dell’enfasi politica, il successo effettivo dipenderà dalla capacità delle amministrazioni locali – in particolare le province di Fermo e Ascoli Piceno, ricomprese integralmente nella ZES – di utilizzare la semplificazione autorizzatoria, attrarre investimenti e valorizzare filiere produttive ad alta vocazione territoriale. Il presente articolo analizza il quadro normativo, gli ambiti comunali coinvolti, le prospettive economiche e le criticità aperte, anche alla luce del confronto politico in corso.

Dal 20 novembre la ZES è formalmente operativa anche nelle Marche. La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale chiude un iter legislativo iniziato oltre un anno fa e consente, da subito, alle imprese aventi diritto di presentare domanda. Le procedure saranno integralmente telematiche e coordinate attraverso lo sportello digitale unico, previsto per ridurre drasticamente i tempi autorizzatori: dai tradizionali 20–30 passaggi amministrativi a un’unica istanza con risposta entro 60 giorni.L’inserimento delle Marche nella ZES unica meridionale rappresenta un unicum nell’ordinamento nazionale, poiché consente a una regione del Centro Italia di accedere a un regime agevolato finora riservato a territori del Mezzogiorno.L’estensione della ZES è particolarmente significativa per i territori del sud delle Marche, che entrano con la totalità o quasi dei loro Comuni.Sono ricomprese realtà montane, collinari e costiere: da Ascoli Piceno, Comunanza, Monteprandone, Offida, fino a San Benedetto del Tronto e ai centri dell’Appennino colpiti dal sisma (Arquata del Tronto, Montemonaco, Montegallo). Questo consente di usare la ZES come leva per il rilancio industriale della Vallata del Tronto, il consolidamento del distretto calzaturiero e la rinascita delle aree interne.Il Fermano entra in ZES in modo altrettanto ampio, dal capoluogo Fermo ai poli produttivi di Montegranaro, Porto Sant’Elpidio, Sant’Elpidio a Mare, includendo anche i piccoli Comuni dell’entroterra. La ZES potrà sostenere il comparto moda–calzatura, già sottoposto a forte pressione internazionale, e potrà favorire la logistica costiera grazie ai Comuni di Porto San Giorgio e Pedaso.Per entrambi i territori, l’inserimento nella ZES costituisce una finestra di rilancio post-sisma, integrata con la ricostruzione e con i fondi della programmazione europea 2021–2027.La ZES introduce tre strumenti chiave:Credito d’imposta fino al 25% sugli investimenti effettuati nel 2025 nei Comuni ammessi;Semplificazione amministrativa, con un unico procedimento autorizzatorio e tempi certi;Incentivi all’occupazione, pari a 650 euro mensili per 24 mesi per ogni nuova assunzione.Il tratto più rilevante, sul piano amministrativo, è la concentrazione dei procedimenti: i Comuni di Ascoli e Fermo, già alle prese con carenze di personale tecnico, potranno trarre vantaggio da un modello che trasferisce parte del carico istruttorio alla struttura regionale ZES.L’avvio della ZES ha acceso un acceso dibattito istituzionale. Da un lato il presidente Acquaroli e l’assessore Bugaro rivendicano un percorso costruito con Roma e sottolineano le stime che indicano un potenziale aumento del PIL regionale fino al 2,5%. Dall’altro, il Partito Democratico chiede una più rapida definizione del Piano strategico regionale, l’individuazione delle filiere prioritarie e una revisione della Carta degli aiuti da presentare alla Commissione europea per includere ulteriori aree.Il confronto si innesta su un tema dirimente: la ZES può funzionare solo se la Regione esercita una regia forte, capace di indirizzare investimenti su settori ad alto valore aggiunto. Per Fermo e Ascoli ciò significa scelte chiare su moda, meccanica, agroalimentare, ricostruzione e logistica.La ZES non è uno strumento “chiavi in mano”: richiede governance, visione e capacità attuativa. Per Fermo e Ascoli rappresenta una occasione senza precedenti, utile a colmare divari strutturali, valorizzare distretti produttivi storici e riattivare investimenti nelle aree più fragili. Il successo dipenderà dalla rapidità con cui la Regione adeguerà il Piano strategico, dalla qualità delle domande che imprese e Comuni sapranno presentare e dalla capacità delle amministrazioni locali di trasformare la semplificazione in efficienza reale. La ZES è una opportunità storica: spetta ora ai territori dimostrarne il valore. Puoi commentare l'articolo su Vivere Ascoli


Riccardo Renzi