
Montegiorgio. Chiamami per nome. Spettacolo contro la violenza sulle donne. E una ricetta antica
Uno spettacolo! Uno spettacolo in platea, sui palchi e sul palcoscenico.
Ragazzi ad ascoltare e ragazzi a proporre. Vivaci, freschi. Vivi.
Siamo stati al Teatro Alaleona di Montegiorgio, ieri, in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne. Le scuole medie Cestoni del capoluogo, Pupilli di Grottazzolina e Ramadori di Monte San Pietrangeli hanno proposto lavori diversi: poesie, testi teatrali, balletti.Gli insegnanti hanno lavorato sodo con loro: si è visto. Ed anche loro, i docenti, hanno messo del proprio, specie nella musica: ottimo il quartetto di tastiera, violino, clarinetto, tromba, che ha esordito con la canzone di Lady Gaga che denuncia la violenza nei Campus americani.La preside Alessandra Pernolino apre la mattinata con un testo che è dialogo tra una ragazza e sua madre. «Se domani tocca a me, voglio essere l'ultima». L'ultima a subire violenza. L'ultima a soffrire. Allora, l'invito è a dire basta alla tragedia! Fermiamola! Condanniamo ogni atteggiamento aggressivo! Ma oltre alle parole? Bastano gli slogan?Questo mondo è lacerato. E va ricomposto. Con la stima, con il rispetto. E, perché no?, con l'amore.Sul palco sale Giordana Bacalini. à assessore ai Servizi sociali. Tra mano le passano storie di tutti i tipi. Saluta gli studenti. Sono il futuro. Sono quelli che possono cambiare la società e vincere la piaga sociale della violenza sulle donne. Ma occorre la coscienza e la partecipazione di ognuno. La coscienza è, si dirà più tardi, è avere gli altri dentro di noi, sentirli parte di noi.Che la cultura, allora, sappia insegnare il rispetto. E che tutti partecipino di un atteggiamento nuovo.Concetti forti che emergono dalla performance dei ragazzi della Ramadori. I colleghi della Pupilli propongono un lavoro su Franca Viola. Da sola, si oppose alla violenza e al matrimonio riparatore, e diede origine ad una legge più equa. «Io non sono proprietà di nessuno». Come dire: non sono roba, non sono cosa, non sono oggetto, sono io: unica, irripetibile, in rapporto con gli altri.La Cestoni parte dalla canzone di Vinicio Capossela, poi appaiono i volti delle donne uccise, i loro racconti, le domande che pongono, le risposte che attendono, la forza del dialogo. Sono gli uomini ad essere interpellati. Sono gli uomini che debbono assumere un altro atteggiamento, un altro modo di pensare, un altro modo di porsi. Sarà la canzone di Fiorella Mannoia, Quello che le donne non dicono, a concludere l'evento.Chiamami per nome è stato il titolo dell'iniziativa. Già ! Sono il nome, il volto, l'immagine di una donna conosciuta ed amata che possono interpellare e incidere nei cuori, in maniera più forte.Si può uccidere la propria madre? à anche capitato. Ma la madre resta quel ventre sacro e benedetto, per dirla con Giovanni Testori, che incarna tutte le donne, anche se non madri, comunque figlie. Sul palco arriva il mio libro, Ritratti di donne. Ne parlo con la Preside.Sono donne esemplari, testimonianze di coraggio, di forza, di amore. Come Ginevra Corinaldesi, una vita spesa per gli altri.E noi uomini? Forse la ricetta è antica. Da riscoprire e rivivere. Per non apparire un passatista, mi avvalgo di un enorme scrittore statunitense, contemporaneo: John Steinbech. Il suo âlibro magicoâ, a cui è ricorso per l'intera sua vita, era Le gesta di Re Artù.E forse, il tornare a praticare le virtù dei cavalieri medievali, il loro codice cavalleresco, potrà sortire un nuovo effetto. Mercoledì, 26 novembre 2025 Puoi commentare l'articolo su Vivere Fermo
Adolfo Leoni
