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Fano: dieci anni e quattro mesi ad Angelo Sfuggiti, condannato l'omicida della moglie Rita Talamelli

Dieci anni e quattro mesi di reclusione. È la pena stabilita questa mattina dalla Corte d’Assise di Pesaro nei confronti di Angelo Sfuggiti, 70 anni, accusato dell’uccisione della moglie, Rita Talamelli, avvenuta il 20 novembre 2023 nella loro abitazione di via Montefeltro, a Fano.

I giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche e quella della provocazione, ritenute prevalenti sull’aggravante del rapporto coniugale. Per l’imputato restano confermati gli arresti domiciliari, proprio nella casa in cui si consumò il delitto. La sentenza arriva al termine del processo in cui era stata ricostruita la vicenda di quella tragica giornata. Secondo quanto ricordato dalla difesa, rappresentata dall’avvocato Susy Santi, dopo aver strangolato la moglie con un foulard, Sfuggiti avrebbe sistemato il corpo sul letto, riponendole un cuscino sotto la testa e componendole le mani. Avrebbe anche tentato il suicidio assumendo psicofarmaci e provando a iniettarsi aria con una siringa. Quando i sanitari del 118 entrarono in casa, confessò immediatamente quanto accaduto.Il pubblico ministero, Marino Cerioni, aveva già chiesto nove anni e quattro mesi, aprendo la strada al riconoscimento delle attenuanti. Nella sua requisitoria aveva descritto l’imputato come un uomo tranquillo, ma logorato da anni di conflitti familiari. In aula era emerso infatti un quadro familiare estremamente difficile: secondo l’accusa, la moglie soffriva di un grave disturbo ossessivo-compulsivo e avrebbe esercitato per anni comportamenti aggressivi e destabilizzanti nei confronti del marito e dei figli. Tra gli episodi narrati dai familiari: abitudini ossessive di pulizia, aggressioni fisiche, richieste economiche, fino ad arrivare a presunti tentativi di avvelenamento e un’aggressione con un coltello ai danni di uno dei figli. Il giorno del delitto, stando alla ricostruzione, sarebbe scoppiata l’ennesima lite per una richiesta insistita di recarsi in banca in un orario improprio. La discussione sarebbe rapidamente degenerata in una colluttazione. In quel contesto, secondo il pm, “la goccia che ha fatto traboccare il vaso” avrebbe portato l’uomo a stringere il foulard attorno al collo della moglie.La difesa ha insistito sulla fragilità psicologica dell’imputato, evidenziando la depressione e la terapia antidepressiva in corso da oltre un anno. Sfuggiti non aveva mai denunciato la moglie, ha spiegato l’avvocato, per il timore che potesse finire in carcere. Da qui una serie di richieste alternative: il riconoscimento dell’incapacità totale o parziale di intendere e volere, la legittima difesa o la derubricazione del fatto in omicidio colposo o preterintenzionale. La Corte, dopo la camera di consiglio, ha però scelto la via della condanna per omicidio volontario, applicando le attenuanti ritenute prevalenti.Puoi commentare l'articolo su Vivere Fano


Giulia Mancinelli