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Fermo: Enrico Mattei e l'ITI Montani. La figura del Presidente ENI sarà ricordata da Carlo Labbrozzi a Porto San Giorgio

Enrico Mattei c'entra con l'Italia e c'entra con Fermo. Specie con l'Istituto Industriale Montani. Il grande personaggio che aiutò il nostro Paese a risollevarsi subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, arrivava a Fermo, s'informava degli studenti delle ultime classi, e prospettava loro un lavoro all'ENI.

Ne ha assunti tanti. I marchigiani prevalevano. Qualche malalingua interpretava la sigla SNAM, che stava per Società Nazionale Metanodotti presieduta sino alla morte (1962) proprio da Mattei, con Siamo Nati a Matelica, città dove la famiglia Mattei s'era trasferita da Acqualagna.Ed è oltre che giusto anche importante ricordare oggi la sua figura nella nostra terra. Ed è ancora più interessante che lo faccia una persona che all'ENI ha lavorato e che Mattei lo ha studiato profondamente.Carlo Labbrozzi, Presidente degli ex studenti dell'ITI, ne parlerà mercoledì 26 marzo a Porto San Giorgio (ore 21,15), nell'auditorium parrocchiale di Gesù Redentore. L'iniziativa è stata presa dal Centro Studi Carducci di Fermo, la cui presidente Barbara Toce introdurrà i lavori coordinati da Fabio D'Erasmo.Non è la prima volta che Labbrozzi presenta la figura e l'opera di Mattei. Oggi, in un momento di crisi economica e geopolitica europea e Medio Orientale, guardare all'ex guida dell'ENI, imprenditore, ex comandante dei partigiani bianchi, uomo di estrema lucidità, è come accendere un faro per orientarsi.Molto è stato scritto su Mattei (ricordo i due libri di Maurizio Verdenelli), specie sulla sua morte probabilmente dovuta ad un attentato per mettere fuori gioco l'uomo della politica energetica terzomondista e anticolonialista.Al di là del complotto politico, quello che oggi interessa di più e che va trasmesso alle generazioni più giovani, è un modello di imprenditoria e di senso dell'intrapresa che oggi va scemando.Sono cinque le parole che possono inquadrare la sua opera.AUDACIA. C’è qualcosa nel cuore di Mattei che lo fa muovere. Avverte come un “talento” nascosto che deve fiorire. Compie il grande salto: lascia la provincia e parte per la grande città: Milano. Prima alla Max Meyer come dipendente, quindi, nel 1931, come piccolissimo imprenditore, insieme a fratello e sorella, in un laboratorio di oli emulsionati. Nel 1934 fonderà a Dergano l’Industria Chimica Lombarda. Nel contempo, non dimentica la sua terra marchigiana. A Matelica avvia l’esperimento di una fattoria modello. Sono anche gli anni degli incontri con uomini di cultura, molti dei quali provenienti dal cattolicesimo sociale: Marcello Boldrini, Giuseppe Dossetti, Amintore Fanfani, Giuseppe Spataro, Enrico Falk. Segneranno la sua esistenza personale e lavorativa.Gli studi interrotti vengono ripresi, si diploma ragioniere e si iscrive all’Università Cattolica.Scoppia la guerra, l’Italia subisce l’invasione tedesca, Mattei nasconde i materiali della sua azienda – non vuole che i tedeschi se ne servano – e sale in montagna. Capo partigiano, avrà ai suoi ordini 30 mila uomini.REALISMO. La Seconda Guerra Mondiale lascia uno strascico di lutti e distruzioni. L’Italia è in ginocchio. Occorre reagire. È tempo di nuovi costruttori. Enrico Mattei viene nominato Commissario straordinario dell’AGIP, un carrozzone che il nuovo governo vuol dismettere.Si opporrà con tutte le forze, perché capisce che l’Italia ha estremo bisogno di un’impresa energetica nazionale.MISSIONE. C’è una nazione da ricostruire, c’è una gran parte della popolazione affamata e che chiede lavoro. Ci sono ancora troppi emigrati. Inizia la storia di un’Italia che inizia a credere nell’indipendenza energetica come chiave di sviluppo del Paese INNOVAZIONE. Mattei ha bisogno di giovani, ha bisogno di scuole, ha bisogno di cervelli, ha bisogno di occhi capaci di guardare al futuro, ha bisogno di sonde nella cultura e nella società. Nasce nel 1957 il Servizio Studi affidato a Giorgio Fuà. Ne faranno parte sociologi, scrittori, docenti: Sabino Cassese, Gino Giugni, Mario Pirani, Giorgio Ruffolo, Luigi Spaventa.Nasce anche un quotidiano: Il Giorno, un giornale all’avanguardia.VISIONE. È quella di una serie di alleanze con le nazioni del Medio Oriente e dell’Africa del Nord: Egitto, Libia, Iran, Iraq. Una collaborazione fattiva e non coloniale. Amicizia e non sfruttamento. Lavoro insieme e non usura. Un accordo che porta vantaggi ad entrambi i partners.Il 27 ottobre 1962, il suo aereo pilotato da un asso dell'ex aviazione della RSI precipita nelle campagne intorno a Bascapè (Pavia). Gli americani avevano iniziato «a guardarlo di traverso – scrive un noto personaggio - specie dopo l'impegno di Mattei nel campo del petrolio e gli accordi con i paesi del Medio Oriente cui concede il 50% delle royalties sull'oro nero, molto al di sopra delle percentuali accordate dalle Sette Sorelle. Mattei diventa pericoloso per i grandi gruppi petroliferi internazionali. Il 27 ottobre del 1962 l'aereo su cui stava tornando a Milano da Catania, guidato dall'ex asso dell'aeronautica militare Irnerio Bertuzzi si schianta a Terra. Un attentato? Probabilmente sì».Di Mattei scrisse anche Pier Paolo Pasolini nell'incompiuto romanzo Petrolio, una profezia sulle derive del potere e sulla morte del presidente dell’Eni. «Un libro – ha scritto Olga Mugnaini su Il Resto del Carlino - che ancor oggi è lì, come un macigno, a pesare sulla coscienza collettiva, insieme ai tanti misteri italiani mai risolti». Muore Enrico Mattei. Muore un protagonista dello sviluppo italiano. Era stato inviso ai grandi Monopolisti del petrolio. Martedì, 18 marzo 2025                   Puoi commentare l'articolo su Vivere Fermo


Adolfo Leoni