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Fermo: Diego Mercuri: il cantante che affascina. Da Porto San Giorgio ai pub d'Irlanda

Diego Mercuri: la voce di Bruce Springsteen. Ne avevo scritto nel 2017. Quel ragazzo sangiorgese mi aveva colpito. Umile, disponibile, carico di affetto. E capace. Capace con la chitarra, ancora di più nel canto. Tutto il rock gli apparteneva e gli appartiene, e il suo mito era ed è il cantautore statunitense.

Ora l'ho ritrovato in occasione di un evento a Fermo. È cresciuto musicalmente, ha un timbro vocale invidiabile. Ha girato molto per concerti, sia in Italia che all'estero, specie nei pub irlandesi. Però è sempre lui. Nessuna presunzione, nessun distacco: umile come sempre, capace ancora di più. E gran lavoratore: sì, perché, nonostante l'ottima musica, continua l'impegno di sempre presso un'azienda agro-alimentare. Lo fa stare con i piedi per terra. Ora, ripasso gli ultimi suoi anni. Sei album incisie centinaia di concerti in tutta Italia, da Milano alla Puglia, passando per Londra, Helsinki, Dublino, San Marino e, perfino, in Vaticano.Gli chiedo ancora di raccontarmi la sua storia. «Un giorno mio padre, Luigi, mi riportò una vecchia chitarra classica abbandonata in una casa, le mancava la metà delle corde ma io iniziai a posarci le dita, a sentirla addosso e mi innamorai della sensazione che mi diede». Oggi, Diego ha trent'anni, allora era adolescente. «Volevo fare quello che facevano i miei idoli, da Bruce Springsteen ad Elvis, i Rolling Stones, Neil Young e tanti altri». Il suo inizio è stato con l'arrangiare cover. Più tardi sono venuti i sei album. Nel cassetto sono riposte, per ora, tante altre canzoni mai pubblicate. E, a proposito di pubblicazioni, all'attivo ha anche un libro. Un libro nostalgico, a tratti doloroso. S'intitola «La strada verso casa». Lo ha scritto in un momento di sofferenza: la morte di suo padre, molto conosciuto a Porto San Giorgio, causa COVID. È un testo che rivela anche la sua grande paura: «il tempo che scorre senza sosta».Negli anni ha suonato con diversi personaggi che lui ammira, come ad esempio Vini Lopez, primo batterista di Springsteen. Agli amici rivela che la sua vera casa è l'automobile «non solo perché sono un grande appassionato di motori ma soprattutto perché faccio tanti chilometri per seguire i miei sogni». Lo scatto per la musica non ha un tempo di origine, «era una passione che avevo dentro da sempre. Col tempo sono riuscito a viverla, mi ha dato tante soddisfazioni e tante sofferenze, in ogni modo mi ha fatto sentire vivo, mi ha emozionato, mi ha ricordato ogni giorno che posso provare qualcosa, posso avere dei sentimenti. Che sia un pub, la mia camera, un teatro, una piazza o i provini di X Factor, ho sempre sfiorato quelle corde e cantato come se fosse l'unica cosa per cui io fossi nato». Parlando, gli tornano in mente spezzoni di vita. A undici anni, quando i suoi compagni guardavano i cartoni animati in tv, lui ascoltava i vinili dei genitori (Luigi e Laura) amanti di Bruce, ma anche di Phil Collins, Neil Young e avanti così. A 13 anni, superato l'esame della scuola media, il premio è stato un concerto di Bruce allo stadio di San Siro. Con i genitori.Oggi, tra un concerto e l'altro, se ne va in montagna. Ama i Sibillini. Li cammina, guarda la neve, ammira i tramonti, vede le albe. Gli arriva l'ispirazione.Diego, la voce italiana di Bruce Springsteen ma anche tanto ancora, affascina. Ne ho avuto una prova personale. In occasione del Presepe vivente alle Cisterne Romane di Fermo, ha cantato Hallelujah di Leonard Cohen. I tanti bambini presenti si sono seduti a terra, silenziosi, attratti Affascinati. La bellezza di quel canto li ha rapiti. Altro che social... È la bellezza del vero. Giovedì 16 gennaio 2025         Puoi commentare l'articolo su Vivere Fermo


Adolfo Leoni