
Cgil: industria sempre più in crisi nelle Marche, +63% cassa integrazione in un anno
Nel primo trimestre 2025 sono state richieste e autorizzate 7,2 milioni di ore di Cassa integrazione, FIS e altri fondi di solidarietà .
Eâ quanto emerge dai dati INPS, elaborati dallâIRES CGIL Marche. Eleonora Fontana, segretaria regionale Cgil Marche: âI dati confermano la crisi del comparto manifatturiero regionale, che ha rilevanti ricadute occupazionali. I settori della meccanica, della calzatura e del tessile continuano a registrare,anche nel 2025, una situazione preoccupante. Il tutto aggravato dai numeri significativi anche del settore delle costruzioni e dellâartigianatoâ. I DATIIn particolare, la CIG (ordinaria, straordinaria e in deroga) si attesta a 7,1 milioni di ore, mentre il ricorso a FIS e altri fondi arriva a 95 mila ore. Rispetto al primo trimestre dellâanno precedente, nelle Marche la CIG registra un aumento di 2,7 milioni di ore (+63,8%). La tendenza risulta essere molto più accentuata sia rispetto al valore medio italiano (+31,2%) che al valore del Centro Italia nel complesso (+20,7%). Le ore autorizzate di CIG sono state 2,5 milioni nella provincia di Ancona, 1,6 in quella di Macerata, 1,5 a Pesaro Urbino, 1 milione in quella di Fermo e 240 mila nella provincia di Ascoli Piceno, lâunica ad aver registrato una diminuzione rispetto al I trimestre 2024 (-40,8%). Osservando i dati relativi alla distribuzione delle ore nei singoli rami di attività corrispondenti alle diverse gestioni INPS della Cassa Integrazione Guadagni, lâindustria assorbe la maggior parte delle ore autorizzate (6,8 milioni). Le ore registrate nel terziario sono 17 mila, nellâedilizia 149 mila (+60,8%) e nellâartigianato circa 78 mila, ramo che lâanno precedente nello stesso periodo non aveva registrato ore di cassa integrazione autorizzate. Lâaumento delle ore di CIG rispetto allo stesso periodo del 2024 è totalmente imputabile al ramo dellâindustria, il quale registra un saldo di +2,6 milione di ore (+63,1%). Al suo interno, i comparti maggiormente soggetti allâaumento sono pelli, cuoio e calzature (+790 mila ore, +74,9%), meccanica (+861 mila ore, +49,9%) e tessile-abbigliamento (+705 mila ore, +366,4%). Per ciò che concerne il terziario, dal post-covid in poi si osserva un calo ormai generalizzato in tutte le componenti. LâANALISIProsegue Fontana: âDi fronte alla crisi del manifatturiero, nonostante le ingenti risorse provenienti dal PNRR, non sono stati messi a punto interventi per la ripresa del settore, a partire dallâinvestimento in ricerca e innovazione e non si è proceduto al rafforzamento delle reti e delle infrastrutture per favorire la transizione digitale necessaria per la competitività . A pagarne le conseguenze, le lavoratrici e i lavoratori che, nella regione, subiscono una decurtazione significativa dei salari. Mancano risposte per contrastare la precarietà e garantire la continuità lavorativa. Una prima risposta può arrivare dai 5 referendum dellâ8 e 9 giugno con i quali è possibile rimettere al centro il lavoro, la cittadinanza e la democrazia.âPuoi commentare l'articolo su Vivere Marche
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