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Inchiesta sui 16 milioni distratti dai patrimoni fallimentari, Cesetti: “La Regione si costituisca parte civile, anche a tutela degli imprenditori onesti”

Finisce in consiglio regionale l’inchiesta condotta nei mesi scorsi dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Fermo che ha portato alla denuncia di undici imprenditori di Fermo, Montegiorgio, Montegranaro e Rapagnano, accusati di aver distratto dai patrimoni fallimentari oltre 16 milioni di euro.

A tal proposito, infatti, il consigliere del Partito Democratico Fabrizio Cesetti ha presentato un’interrogazione al presidente Francesco Acquaroli per sapere se le società coinvolte nell’indagine abbiano ricevuto finanziamenti dalla Regione Marche e se la stessa intenda costituirsi parte civile nei futuri procedimenti penali che riguardano reati quali bancarotta fraudolenta semplice, documentale e preferenziale, ma anche patrimoniale aggravata e continuata con la distrazione dei beni per evitare la pretesa da parte dei creditori dei compensi dovuti.

“Quanto accertato dalla Guardia di Finanza – spiega Cesetti - sembra prefigurare disegni criminosi a danno del corretto andamento delle relazioni economiche e dell’economia pubblica, che nulla hanno a che fare con le difficoltà del settore pelli-calzature, ma anzi producono ulteriore guasti al tessuto economico-produttivo, tutto a danno di coloro che quotidianamente e onestamente dispiegano energie per resistere e risollevarsi dalla crisi”.

“Credo che la giunta regionale – sottolinea il consigliere dem – di fronte a tali ipotesi di reato debba ritenersi parte offesa e costituirsi parte civile nei relativi procedimenti penali. Il danno arrecato al tessuto produttivo del fermano, infatti, è un danno diretto alla Regione Marche, che nel corso degli ultimi anni ha destinato e continua a destinare consistenti risorse per risollevare questo territorio dalla crisi. Inoltre, si tratta anche di un atto di tutela di quegli imprenditori onesti che spesso, in caso di fallimento, non solo non riescono a ottenere il dovuto, ma sono costretti a restituire quanto ricevuto a seguito di azioni revocatorie, mentre altrettanto frequentemente non riescono a recuperare quanto a loro sottratto con comportamenti delittuosi anche a causa delle insopportabili lungaggini delle azioni giudiziarie”.

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