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Mozione PD in consiglio regionale per dire no al nucleare. Mangialardi: “Sia rispettato il voto degli italiani”

“La Regione Marche dica un no netto a ogni forma di produzione e impiego dell’energia nucleare sul territorio nazionale, in sintonia con la volontà popolare chiaramente espressa nelle consultazioni referendarie dell’8 novembre 1987 e, soprattutto, del 12 e 13 giugno 2011.

Anche perché, a distanza di dieci anni,quel voto appare oggi di più attuale che mai, considerato che oltre ai temi legati alla sicurezza e ai rischi derivanti sia dai processi di produzione che dallo stoccaggio delle scorie, numerosi studi indicano che per produrre energia, l’eolico, l’idrogeno, il fotovoltaico, il geotermico e l’idroelettrico rappresentano tecnologie più competitive del nucleare”.

A sostenerlo è il capogruppo regionale del Partito Democratico Maurizio Mangialardi, che a tal proposito ha presentato una mozione che sarà discussa dall'Assemblea Legislativa delle Marche.

“Ciclicamente – spiega Mangialardi – nel nostro Paese torna a riaprirsi il dibattito sull’impiego civile del nucleare, nonostante ben due referendum abbiano reso evidente che gli italiani sono profondamente avversi all’utilizzo di questa tecnologia. Dispiace che a riaccendere la discussione sia stato un ministro come Roberto Cingolani, chiamato a gestire la fondamentale questione della transizione ecologica, su cui peraltro l’Unione Europea ha previsto lo stanziamento di ingenti risorse nell’ambito del piano Next Generation Eu. Dispiace e in un certo senso ci sorprende, visto che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza varato dal governo Draghi,coerentemente con il Green Deal europeo, prevede importanti investimenti per innalzare i target in materia di riduzione di emissioni, energie rinnovabili ed efficienza energetica”.

“D’altra parte – continua il capogruppo dem - la ventennale ricerca sulle tecnologie di quarta generazione evocata dal ministro Cingolani, che renderebbe secondo alcuni più sicura e meno impattante la produzione di energia nucleare, non ha ancora avuto una concreta e significativa applicazione in campo industriale. Anzi, secondo molti esperti, sarà necessario attendere ancora 10-15 anni prima di ipotizzarne l’utilizzo. Per tale motivo chiediamo che l'Assemblea Legislativa delle Marche dia un segnale inequivocabile e sia da esempio per altre Regioni italiane, invitando il governo nazionale a non derogare dagli obiettivi contenuti dal Piano Nazionaledi Ripresa e Resilienza e a perseguire gli investimenti nelle fonti rinnovabili volte all’approvvigionamento di energia pulita e sostenibile per industria e trasporti”.

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