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Fermo: Enrico Bracalente: Il futuro? «Se non fossi ottimista, non farei l'imprenditore»

Scarpe e campagna. Campagna e scarpe. La chiacchierata con Enrico Bracalente - Nero Giardini per tanti – inizia da lontano. Dal suo amore per la terra, gli animali, la salute.

Potevo chiedergli subito quanti stabilimenti avesse tirato su – ne ha 15 -; quanti dipendenti impiega – ne impiega 1500 -; invece partiamo dal rispetto dell'ambiente, dall'allevamento dei polli a terra, dai semi antichi di pomodoro, dalle oche, dai pulcini. Dai bambini che rimangono stupiti quando visitano la sua abitazione di Monte San Pietrangeli immersa nel verde.
E dal “sistema contadino” che ha conosciuto da giovane e che non ritrova più oggi. Un peccato! Di cui pagheremo le conseguenze.
Arriviamo alle calzature. L'OBUV di Mosca è terminato da pochissimo.
Alla fiera è andato Alessandro, suo figlio. «I segnali di ripresa ci sono, sono segnali buoni, anche se occorre attendere,» dice Bracalente «ora dobbiamo ristrutturare quel mercato, riorganizzarlo, così come dobbiamo fare anche negli Stati Uniti, in Canada, in Giappone».
Sarà questo l'impegno di Alessandro e di Gloria, l'altra sua figlia. Problemi ce ne sono stati per tutti.
La pandemia è stata durissima. «I negozi – spiega Bracalente – sono rimasti chiusi, si sono perse tre stagioni: due di estivo e una di invernale. E nei magazzini sono restate scarpe invendute».
Ora, però, ci si è rimessi in moto. «Ma non dobbiamo aspettarci grandi numeri», precisa. Parlando con i suoi collaboratori, ha previsto che la luce si potrà scorgere nel 2022. La B.A.G. Spa ha tenuto botta grazie alla buona strutturazione finanziaria e ad alcuni concetti cardine sui cui l'imprenditore ha sempre basato la sua attività.
«20 anni fa – racconta – partecipando ad alcuni corsi alla Bocconi di Milano, ho capito che mi sarei dovuto muovere su alcuni binari: il brand, gli investimenti, la rete commerciale, la comunicazione. Ed è quello che ho fatto e continuo a fare».
Dunque, soffrono quelle imprese che non hanno seguito questi criteri. Bracalente segnala altri problemi.
In primo luogo, la manodopera. «Le maestranze qualificate sono sempre meno. I giovani pochi. L'arrivo di alcuni gruppi internazionali nel sud Marche raschierà il barile. La politica ha massacrato la formazione professionale».
È questo il motivo principale per cui l'imprenditore sostiene invece i corsi professionali del Centro Artigianelli di Fermo.
«E non è soltanto un problema di mancanza di manodopera calzaturiera – aggiunge – ma anche di elettricisti, idraulici, falegnami e via dicendo. In Germania è diverso: la scuola/lavoro funzione da un pezzo».
Esiste però anche un problema culturale. «Occorre che le istituzioni compiano una campagna di comunicazione per promozionare queste attività che non sono secondarie ad altre professioni. Occorre poi che i genitori non insistano sulle proprie convinzioni ma sorreggano le attitudini dei ragazzi».
Bracalente fa l'esempio di alcuni giovani portatissimi per l'elettronica e i motori, che però i genitori volevano indirizzare altrove. «Sarebbe stato uno sbaglio enorme».
Veniamo a Fermo, a Campiglione. L'edificazione dei nuovi edifici previsti come outlet e uffici direzionali è al momento ferma. «Slitterà di qualche anno,» precisa «con la pandemia che c'è stata addosso dobbiamo fare un passo alla volta».
E la viabilità? «Così non va proprio. Campiglione ha bisogno di una strada adeguata al suo sviluppo, anche in previsione dell'apertura del nuovo ospedale».
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Adolfo Leoni