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Sanità, il Partito Democratico boccia la riforma della giunta Acquaroli

Il Partito Democratico boccia la proposta di riorganizzazione della sanità regionale al termine del lungo dibattito che ha tenuto impegnato il consiglio regionale per due intere giornate. giudicata inutile e dannosa per la salute dei cittadini marchigiani.

“Ancora una volta - afferma il consigliere Romano Carancini, relatore di minoranza della proposta di legge n. 128 – siamo costretti a fare i conti con un intervento legislativo irricevibile, costruito sulla mistificazione e l’incompetenza. Affermare come fa la giunta regionale che attraverso l’istituzione di cinque aziende territoriali dotate di personalità giuridica si definisce un modello sanitario più vicino ai cittadini, più efficiente, più produttivo e più economico, è una “bestemmia laica” contro i principi della Costituzione e, soprattutto, contro il diritto universale alla salute. A differenza di quanto vuol far credere il centrodestra, il potenziamento della sanità territoriale è ben altra cosa, e lo si farà non certo grazie a questa pseudo riforma, ma alle risorse stanziate dalla missione Salute del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il quale definisce in modo puntuale gli ospedali di comunità, le case della comunità e i centri operativi territoriali che il governo, attraverso l’Europa, finanzierà integralmente con oltre 20 miliardi, di cui il 2,5% ricadrà in questa regione. La verità, invece, è che l’attribuzione della personalità giuridica scatenerà la concorrenza tra le singole Ast, acuendo inevitabilmente le disparità territoriali tra le singole province marchigiane”.Carancini punta poi il dito sul metodo con cui è stata costruita la proposta di riforma del centrodestra: “Le riforme, specie quelle importanti, si fanno dopo un’analisi, dopo aver studiato, fotografato lo stato di fatto, rielaborato e tratto conclusioni rispetto agli obiettivi dati. Si fanno dando valore alla partecipazione. Questa Pdl, invece, è stata pubblicata il 6 luglio dalla giunta regionale, le audizioni in IV commissione sono state avviate l’8 luglio e si sono concluse il 25 luglio. Insomma, in appena due settimane si è ridisegnata l’organizzazione del modello sanitario regionale, non permettendo neanche ai sindaci e agli altri interlocutori dei territori di approfondire, fare rilievi, segnalare criticità. Una decisione inconcepibile e inaccettabile, sia nel metodo che nel merito, che trova ragione solo nella volontà della giunta regionale di soffocare il confronto. Una legge come questa non poteva e non doveva essere approvata in 15 giorni”.Da ultimo – sottolinea Carancini – ma non certo per importanza, va denunciata la scelta incomprensibile di fare una legge ad invarianza finanziaria, che testimonia la drammatica superficialità con cui la giunta Acquaroli si è approcciata al tema. Praticamente hanno deciso di avviare un nuovo modello organizzativo alle condizioni preesistenti. Mi chiedo: come può essere giudicato credibile un simile provvedimento? Una domanda legittimata ulteriormente dall’assenza del nuovo Piano Socio Sanitario, strumento fondamentale per una riorganizzazione sanitaria, dato che è lì che ci sono le risorse, la loro allocazione e, soprattutto, la definizione degli equilibri tra i territori in termini di qualità, adeguatezza e quantità”.“Purtroppo - conclude il capogruppo Maurizio Mangialardi – le preoccupazioni che avevamo maturato durante il percorso in commissione, sono divenute certezze. La proposta con cui la giunta Acquaroli intende ridisegnare il modello sanitario marchigiano è in realtà una vera e propria controriforma, sia sul piano amministrativo che culturale, lontana anni luce dalla necessità di ripensare la sanità regionale dopo la drammatica esperienza vissuta con la pandemia. Ciò non ci stupisce, perché questa maggioranza in effetti è stata pienamente coerente con la propria matrice ideologica anti egualitaria, che anziché dare risposte orizzontali ai territori li mette in competizione tra loro eliminando l’Asur e attribuendo personalità giuridica alle Ast. Ora vedremo chi si incaricherà di compensare gli squilibri tra le singole province, chi compenserà i numeri dei posti letto tra gli ospedali regionali e come si combatterà la mobilità passiva dopo la cancellazione di Marche Nord. E vedremo anche quale sarà il contributo che questa pseudo riforma, realizzata in maniera arruffata e frettolosa, alle spalle dei sindaci e dei territori dopo due anni di nulla, darà alla lotta contro il Covid. Visto il disastro sanitario compiuto nelle Marche dalla giunta Acquaroli dal 2020 a oggi non c’è da stare tranquilli”.Puoi commentare l'articolo su Vivere Marche


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