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Fabriano: quarant’anni di Fondazione Aristide Merlonim un libro per le testimanianze



Mio padre, con la sua morte improvvisa, non è riuscito a vedere gli esiti positivi del suo impegno nellersquo;inversione di tendenza dellersquo;emigrazione dallersquo;area montanaerdquo;. Parola di Francesco Merloni, erede insieme ai suoi fratelli, dellersquo;impresa creata ad Albacina, dal capostipite Aristide.



Dalle basculle alle bombole, dalle bombole agli scaldabagni da questi ultimi ai frigoriferi e lavatrice, oggi noti in tutto il mondo per una sorta di saga familiare raccontati dal libro, scritto da Paolo Boldrini, sulla Fondazione Aristide Merloni. Venerdì 24 settembre ore 18, sala convegni dellersquo;Ariston Thermo di Fabriano affollata di pubblico, le massime autorità civili, militari e religiose schierate in prima fila a coronamento di un prestigioso parterre di presenze, un diaporama rivolto ai protagonisti eldquo;dello sviluppo marchigiano: da Fuà a Spacca, del pensiero economico italiano: da Andreatta a Prodi e Savona, della riflessione sociologica non strettamente accademica: da Alberoni a Giuseppe De Ritaerdquo; mostra un archivio fotografico, meglio ancora una galleria di grandi nomi, sul mega schermo alle spalle di Francesco Merloni, Mario Bartocci, Paolo Boldrini. In questersquo;ambiente delle grandi occasioni, il coordinatore dellersquo;Istituto, inizia la presentazione del volume eldquo;Testimoniare lo sviluppo. Quarantersquo;anni di Fondazione Aristide Merlonierdquo; realizzato, come detto da Paolo Boldrini, autore di varie ricerche storiche sulle Marche.



eldquo;Il volumeerdquo; spiega eldquo;è il frutto di una accurata ricerca di archivio, ricostruisce la vicenda dellersquo; Istituto dal 1963, non trascura una breve panoramica fino ai giorni nostri e con un filo rosso collega i vari capitoli che parlano dellersquo;importante ruolo che la Fondazione Aristide Merloni ha avuto nel contribuire allo sviluppo economico della zona interna delle Marche e quello di organismo culturale tra i più autorevoli della nostra Regioneerdquo;. Bartocci, prima di lasciare la parola allersquo;autore, ha ricordato quanti lo hanno preceduto nellersquo;incarico: Cesare Fortunato, Domenico Giraldi, Gilberto Gaudenzi (gli manda un sentito ricordo), Gian Mario Spacca. Tra gli applausi, il giovane fabrianese, artefice dellersquo;opera (stampato dalla Conerografica Printing su carta patinata) intavola lersquo;illustrazione del suo lavoro che prende le mosse da una presentazione di Giuseppe De Rita e concede lersquo;incipit agli anni Sessanta. Parla eldquo;dello sviluppo come filosofia, i primi passi e i molti oppositori, il sostegno economico alle imprese, il riconoscimento del ruolo della Fondazione ed il cerchio del consensoerdquo;. Molti di questi passaggi, sono ripresi ed arricchiti dersquo;aneddoti ed esempi dal presidente della Fondazione, Francesco Merloni, molto coinvolto emotivamente nel suo intervento. eldquo;La realtà di Fabriano endash; ha sottolineato - non è poi così negativa se guardiamo alla classifica delle imprese che conferma come su 54 aziende delle Marche, tra le prime dieci ci sono molte di quella legate al nostro comprensorio.



Siamo un polo industriale che ha ancora una sua centralità e la radice di questo è, e rimane, nella volontà di nostro padre che nel 1930 lasciando un occupazione in Piemonte, patria dellersquo;industria, si è messo proprio tornato tra queste montagne, dove ha costruito la sua attività e nei decenni successivi ha consentito di far decollare lo sviluppo raggiungendo il suo obiettivo: evitare la tragedia dellersquo;emigrazione e lersquo;abbandono del territorioerdquo;. Dallersquo;inciso torniamo Boldrini e agli anni ersquo;60 al decennio successivo eldquo;la Fondazione cambia obiettivo, si dedica allo studio del cambiamento per crescere, alla promozione e lo sviluppo della cultura industriale nelle Marche, da alle stampe la rivista Economia Marche e imposta quella che sarà definita la via Adriatica allo sviluppoerdquo;. Su questersquo;ultimo argomento, anche il governatore delle Marche, ha speso un giudizio di eldquo;grandersquo;efficaciaerdquo; argomentandolo con un parallelo sul Distretto Calzaturiero che dalla eldquo;difesa attiva è riuscito ad intraprender la sfida aperta, ha riconvertito il modello marchigiano al cambiamento: in questo la Fondazione ha giocato un ruolo strategico dersquo;indirizzo di primo piano, obbiettivo a cui deve guardare oggi più di ieri e non soltanto nellersquo;ambito dellersquo;industria, in un mondo di sfide globalierdquo;. Gli anni Ottanta, invece, ha commentato Boldrini eldquo;per la Fondazione costituiscono il periodo della definitiva affermazione del Gruppo, esserci per fare, con il metalmezzadro che guarda allersquo;Europa, lersquo;accentuazione del ruolo dei servizi alle imprese e soprattutto il superamento della visione di Distretto che non basta piùerdquo;. Lersquo;analisi continua con gli anni Novanta eldquo;periodo della qualità e dellersquo;innovazione nella sfida dei mercati maturi, la qualità per piacere, la finanza per agire e lo scavalcamento della Via Adriatica senza dimenticare lersquo;identità regionale ed il federalismo e le tante iniziative di fine secoloerdquo;.



Il capitolo finale è dedicato al eldquo;nuovo secolo e ai nuovi scenarierdquo; e qui sersquo;innesta eldquo;il modello marchigiano alla prova del cambiamento, una vera e propria mutazione profondaerdquo; ma come detto dal presidente Merloni eldquo;la storia continuaerdquo; e scrive De Rita eldquo;in una realtà in cui le Fondazioni culturali crescono a ritmo incessante è quasi riposante ripercorrere la lunga vicenda di una che ha vissuto la storia italiana, e non solo delle Marche, rimanendo in ogni caso una dotazione collettiva e di sistema del territorio, della Regione e del generale sistema delle impreseerdquo;. Dal suo canto il presidente Francesco Merloni, più che una relazione ha svolto un intervento dai toni celebrativi legati al sentimento eldquo;la generosità di mio padre che volle la Fondazione come strumento privilegiato di sostegno delle piccole impreseerdquo; ripercorrendo anche la dinamica della vita aziendale interessante ed esaustiva. eldquo;Francesco Merloni, Presidente non per incarico ma per passione endash; sono parole di Bartocci - uomo capace di collegarla allo sviluppo marchigiano ed allersquo;evoluzione economica di tutto il Paese, attirando sulla Fondazione lersquo;attenzione prima e la partecipazione attiva di protagonisti dersquo;assoluto rilievoerdquo;. Chiosa finale, riservata agli altri interventi tra cui quelli del Sindaco di Fabriano, Roberto Sorci, del presule Giancarlo Vecerrica e del vice presidente della provincia Giancarlo Sagramola, con il presidente della Giunta della Regione che ha finito eldquo;la Fondazione, agganciandosi alla Facoltà dersquo;Economia dersquo;Ancona ha formulato modelli di riferimento quali la Via Adriatica dello sviluppo, di città regione, dersquo;organizzazione civile e sociale di rete seguendo i profili dellersquo;identità, dei numeri, dellersquo;archivio con la nota Classifica delle imprese, contribuendo alla creazione di strategie messe in atto dalla nostra comunitàerdquo;, ponendosi sempre al servizio del territorioerdquo;.



Convegni, Borse di Studio, la rivista Economia Marche e tante altre pubblicazioni, lezioni dersquo;economia, unersquo;infinita serie di ricerche, rassegne come Poiesis, progetti a tutto campo: termina così la presentazione De Rita eldquo;Ma quante cose ha fatto questa Fondazioneerdquo; e ancora eldquo;Hanno proprio occupato tutto il territorioerdquo;.


Daniele Gattucci