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Il punto su Banca Marche: gravissime irregolarità, i commissari chiedono agli ex un risarcimento di 280milioni

"Il maggiore disastro bancario verificatosi in Italia dopo quelli dei casi Sindona e Calvi", così scrive la difesa dei commissari di Banca Marche, nell'atto di citazione depositato presso il tribunale di Ancona, che chiama in causa i vecchi vertici dell'istituto bancario marchigiano per chiedere un risarcimento multi milionario.

Si parla di un danno di oltre 280 milioni di euro, che secondo la difesa dovranno risarcire gli ex amministratori, come l'ex direttore generale Massimo Bianconi e gli ex presidenti Michele Ambrosini e Lauro Costa. Ma di mezzo c'è anche la società di revisione milanese Price Waterhouse Coopers che controllava i bilanci.

Numerose le irregolarità contestate ai citati in giudizio: dalle carenze e violazioni commesse da amministratori, sindaci e funzionari nella gestione dal 2006 fino al commissariamento; gravissime anomalie e violazioni di gestione.

Come le 37 pratiche di finanziamenti di molti milioni, concesse senza le dovute garanzie, e in tempi talmente accelerati da rendere disumana la gestione stessa di una pratica in discussione.

Agli atti spuntano oltre 80 delibere risalenti a luglio del 2008 che hanno detto sì ai finanziamenti "facili", approvate dal consiglio di amministrazione "in meno di cinque minuti".  Nel 2009 il Comitato esecutivo avrebbe dato l'ok ad altri 78 finaziamenti in meno di 20 minuti. Eppure già a quei tempi l'istituto iniziava ad accumulare grosse perdite, già oltre 520 milioni di buco.

Il prossimo autunno il commissariamento compie due anni, ma ancora non è certa la strada per l'uscita, che passa necessariamente per la ricapitalizzazione. Da mesi si parla di interessamenti da parte della Elliot Corporation, il fondo speculativo americano pronto a far rinascere l'istituto assieme ad alcuni imprenditori locali.

Nemmeno la stretta di Bankitalia, che già a febbraio sollecitava le chiusure degli attuali 16 commissariamenti in tutta Italia, pare aver accelerato quello di Banca Marche a trovare una soluzione, che resta ancora sconosciuta.

Una 'magra' consolazione: l'istituto marchigiano non è l'unico malato. Basti pensare a Monte dei Paschi, Banca Etruria, Banca Popolare di Spoleto, Tercas (legata quest'ultima anche al destino di Banca Marche), dove finanziamenti al settore edile e immobiliare, concessi con assoluta facilità e senza le dovute garazie, hanno man mano creato un buco che oggi sembra insanabile.

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Cristina Carnevali