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Fermo: Nel 2007 aprire una bottega nel salotto buono della città era una scommessa persa eppure . . .

«Vogliamo il pane e la Rosa». Era il motto degli scioperanti nella città tessile americana di Lawrence, XX secolo. Chiedevano un giusto guadagno e una vita decente. E' scritto nella bottega di Roberto Cognigni e di sua moglie Colomba. Piazza del Popolo di Fermo, portici a monte.

Un negozio di alimentari aperto nel 2007. La giovane coppia dischiuse le porte nello scetticismo di tanti. L'obiezione era: impossibile e inutile aprire una vecchia bottega nel salotto buono della città. Non avrebbe funzionato. I centri commerciali e i supermercati imperavano. E invece, no! A distanza di quasi 13 anni, il bilancio è positivo. Certo, mi fa capire Roberto, bisogna sgobbare 15-16 ore al giorno, però si va avanti decentemente. I clienti arrivano. I prodotti sono genuini. L'ambiente, pur non grande, è famigliare e accogliente: si può parlare con i titolari, prendere e dare informazioni.

Gliel'hanno riconosciuto personaggi noti, arrivati a Fermo per incontri e spettacoli: Renato Bruson, Patty Pravo, Antonio Albanese, Tosca, Toni Servillo, Dario Fo, Mogol e tanti altri. La bottega è lì, a due passi dal teatro dell'Aquila, all'inizio della salita per il Girfalco. Posto strategico. E poi Roberto non si sottrae alle aperture serali o festive, integrandosi a suo modo, e con il suo servizio, alle manifestazioni in piazza.

Mentre mi posiziono davanti al bancone e sbircio formaggi (Fontegranne), salumi (Monterotti, Re Norcino), dolci (Pasticceria Vissana, forno degli Artigiani, Verdecchia), Caffè Perfero, Biscotti di Carducci, vino cotto di Catalini e Bernabei, vino di visciole e grappa di Antinori, confetture de Le Spiazzette, pasta di Mancini, Girolomoni, Rocca Madre e Filotea, Roberto racconta i motivi della scelta di essere in piazza del Popolo.
«È un valore aggiunto. Qualcosa che si addiziona al cibo. E poi, ho sempre giocato in piazza, l'ho sempre amata, così come amo il nostro territorio e le sue piccole aziende di qualità».
A Roberto bisogna riconoscere di aver visto lungo e anticipato i tempi.
Il 2007 era l'anno precedente la grande crisi. C'è voluto coraggio ad investire in un centro storico che sembrava desertificarsi. Cognigni ha intuito per tempo l'attuale tendenza a tornare nel cuore dei paesi e delle città per fare acquisti in bottega.
Se in Francia accade da sempre per la politica di sostenere il commercio nei borghi, in Inghilterra e Stati Uniti capita ormai da diversi anni.
Ma c'è anche un altro motivo, che «è quasi una fede che ci brucia dentro: la passione per il cibo, quello di qualità, e per la terra che ci circonda».
Chiaro che dev'esserci anche il ritorno economico, «quel poco che ci aiuta a vivere».

Come hai iniziato? «Intanto, rispondendo ad un desiderio personale, e poi documentandomi, leggendo, chiedendo informazioni e andando a conoscere di persona i produttori».

Roberto e Colomba hanno un'ambizione: completare il rapporto tra il cliente e il produttore, farsi ponte. E garanzia.Puoi commentare l'articolo su Vivere Fermo


Adolfo Leoni