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Jesi: Basket: stagione finita e quell’intervista mai pubblicata

È ufficiale: il campionato di serie B si ferma definitivamente. Tutti a casa, inizia un lungo periodo di sosta che durerà diverso tempo, ma è giusto così, oggi c’è un nemico da combattere che non ha un volto, che può nascondersi in ogni angolo, invisibile, ma subdolo e cruento.

Il campionato è stato completamente azzerato, la stagione 2019/2020 non sarà presente negli annali.

Un dramma, in senso sportivo, che passa assolutamente in secondo piano, rispetto al vero dramma che stiamo vivendo, lutti, malattie, ospedali e personale sanitario allo stremo, pesanti conseguenze economiche che si stanno già manifestando.

 

Il modo dello sport si è fermato, alcune federazioni hanno già scritto la parola “stop”, altre si stanno attrezzando per affrontare un finale di una stagione che comunque ne risulterebbe falsata.

 

Per quanto riguarda l’Aurora saranno mesi di lunga attesa: c’è l’amarezza di un percorso interrotto, quando, dopo un inizio travagliato, si aspettava un finale intenso, emozionante. Ma sta bene così. Ci saranno attesa e speranza, bisognerà guardarsi intorno e vedere come trovare le risorse economiche e umane per cominciare, ad agosto, una nuova avventura.

Una stagione in cui, dopo qualche anno, mi è stato riaffidato il compito di commentare le partite in tv: gli anni sono passati, volati, ma dopo decine di telecronace per Sicc e Fileni, mi sono seduto su una postazione che ho diviso con ragazzi d'oro come Marco Angelucci, Gabriele Grazzini, Lorenzo Severini e ora Carletto Audino. Un'emizione che ho rinnovato con passione.

Intanto lo sport viene messo in secondo piano.

Questo gruppo sarebbe da mantenere per quanto possibile, per ripartire con una base solida e rinnovata ambizioni.

 

È rimasta nel cassetto, nel senso che non abbiamo fatto in tempo a pubblicarla, l’intervista a Fabio Giampieri, che sarebbe uscita in occasione del match interno contro Cento, una delle “finali” che avrebbero deciso il destino dell’Aurora, nella corsa verso i play-off.

È l’ultimo scampolo di campionato che proponiamo, da domani, con una lentezza che diventerà estenuante, cominceremo a pensare al futuro.

È il saluto di Vivere Jesi a questa squadra, costretta a lasciare tutto a metà, con l’augurio, come detto, di rivederla ancora sul parquet del palaTriccoli.

 

INTERVISTA A FABIO GIAMPIERI

“Ricordate Brett Blizzard, quello che ai bei tempi avevamo definito il miglior sesto uomo del campionato, ovviamente quando indossava la maglia dell’Aurora? Dico la verità, anche quest’anno, commentando le partite in tv, mi è capitato di definirlo uno dei migliori in quel ruolo. È un ruolo atipico, una definizione nata per quei giocatori che, quando non partono dal quintetto ed entrano in campo, sono già in partita e, garantiamo, non è sempre facile riuscire.

Nato cestisticamente nel settore giovanile della Stamura e l’ultimo anno nella Sutor, poi nei campionati maggiori ho cominciato in serie B in Ancona, poi P.S.Elpidio, Senigallia, Forlì (con l’attuale Cesena), ancora tre anni a Senigallia e quindi Jesi, Se non fosse per quella stagione a Forlì, potremmo definirlo un “giraMarche”.

 

«Tra Jesi e Senigallia non c’è rivalità cestistica, ma il derby è il derby. Che effetto ti ha fatto giocare contro Senigallia?»

«I derby sono sempre sentiti, soprattutto nelle Marche. Per me giocare contro Senigallia, prima a Jesi e poi soprattutto al palazzetto di Senigallia, è stato qualcosa di particolare, soprattutto tornare al palazzetto di Senigallia, dopo averci giocato, stavolta da avversario, è stato qualcosa di strano, come è stato strano sedere sull’altra panchina. Emozioni a parte era importante vincere e le abbiamo vinte entrambe».

 

«A proposito di derby, mi viene in mente quello con Fabriano. Che sensazioni ti ha trasmesso? Sei riuscito a dormire la notte seguente?»

«Del derby con Fabriano ne avevo soltanto sentito parlare, giocarlo è stato incredibile, una cosa che sicuramente racconterò a tutti. Una esperienza indimenticabile giocare in quel palazzetto, davanti a così tante persone. Ce la siamo giocata fino alla fine e averla persa in questo modo, per degli episodi, dispiace tantissimo. Abbiamo scritto comunque una bella pagina di storia, adesso ci sarà quello di ritorno e spero di vivere le stesse sensazioni. Dormo difficilmente anche dopo le partite vinte, figuriamoci dopo una partita persa a quel modo, è stato molto difficile prendere sonno!»

 

«A parte questa sosta forzata, che ha un po’ stravolto i piani partita e di allenamento, cosa pensi possa servire per raggiungere i play-off?»

«Per cominciare bisognerà vincere, ma per vincere servirà essere uniti al cento per cento per provare a raggiungere questo obiettivo. Vista l’annata particolare che stiamo vivendo solo così possiamo farcela».

 

«Quest’anno, per i vari infortuni dei tuoi compagni ti sei dovuto adattare a fare tante cose. A tuo avviso, qual è la tua dote migliore e, se c’è, la peggiore?»

«Tutti abbiamo dovuto fare qualcosa in più, di diverso da quello che normalmente facciamo, nel mio caso è stato giocare in più ruoli, da 2, da 3, perfino da 4, ma come ho detto, quando la rosa diventa più corta, tutti dobbiamo fare qualcosa in più ed è ovvio che a volte il rendimento di ognuno, nelle cifre, è diverso da quello che ci si aspetta, ma se serve per vincere, prima viene la squadra.

Come giocatore mi definisco un giocatore di sistema con un tiro da tre affidabile, peggior difetto il palleggio, il trattamento della palla. È comunque un aspetto su cui sto lavorando e qualche piccolo progresso si vede già».

 

«Come passi il tempo libero e cosa ti aspetti dal tuo futuro di atleta, considerando che hai ancora parecchi anni davanti a te?»

«Nel tempo libero mi piace la tranquillità e quindi passeggiare lungo il mare o comunque stare vicino al mare, fare passeggiate con il cane, poi cose normalissime, come leggere, giocare con la playstation, vedere film. Poi studio infermieristica, anche se quest’anno ho rallentato, dando la precedenza alla pallacanestro: sono in dirittura di arrivo e probabilmente a maggio o giugno, riprenderò i libri in mano. Come giocatore mi aspetto di arrivare più in alto possibile e migliorare tantissimo, non posso prevedere il futuro, ma ce la sto mettendo tutta, poi sicuramente sarà il campo a parlare. Al di là di tutto il basket resta una grande passione, che coltivo sin da bambino. Vediamo cosa mi riserverà».”Puoi commentare l'articolo su Vivere Jesi


Giancarlo Esposto