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Fermo: Fermo, preoccupati i rappresentanti delle attività produttive: l'assessore in Regione lo vogliono

Tremano Confindustria, CNA e Confartigianato, con loro gli imprenditori che le associazioni territoriali rappresentano. La Giunta non è ancora stata definita ma il timore, stando alle ultime ipotesi, è che il fermano non avrà un assessore alle attività produttive.

«Queste ipotesi le leggo da diverse settimane e, se verranno confermate, significa che il cambiamento tanto decantando non esiste, significa - dice Melchiorri, presidente Confindustria - che saranno state ascoltate le logiche di partito: il che puzza di vecchio».

Rammaricato anche Tosi, il direttore Confindustria, giacché quando si parla di Fermo, tutto si fa difficile, dalla nomina di un assessore all’ottenimento di qualche risorsa.

«Vorrei essere anche positivo, pensare che i giochi non si sono conclusi - riprende Melchiorri» che, ad Acquaroli e alla squadra dei coordinatori di partito, dice: «nel fermano risiede il settore primario (la calzatura) di tutte le Marche, che conta circa 24.000 addetti e 3.600 aziende, che pesa parecchio nel Pil regionale. Avere un assessore alle attività produttive - dice - incide nell’industria, nell’ artigianato, nell’ internazionalizzazione, nel credito, nelle politiche comunitarie, ma qui le cose ce le dobbiamo sempre sudare. Siamo stanchi - ribatte - di chiedere l’elemosina. Non chiedo la luna ma la normalità, come era nella passata amministrazione. Sono 5 anni che sentiamo frasi fatte, come: “bisogna riconvertire”. Che cosa vuole dire? Cosa dovrei far diventare la mia azienda? Un museo forse, o un ristorante? - chiude».

Paolo Silenzi, presidente CNA in mancanza di un assessore auspica quanto meno un’alternativa. «Vogliamo che l’area di crisi complessa, nata a forza di battere i pugni sul tavolo, fosse portata avanti attraverso la messa a disposizione di risorse. Auspichiamo che la delega venga assegnata ad un assessore, se fermano meglio ancora. Ma - conclude - ci sarebbero anche i funzionari: un funzionario che faccia da rappresentanza e stia nel territorio potrebbe andare bene».

Condivide le preoccupazioni Lorenzo Totò di Confartigianato. «Vogliamo un nostro riconoscimento, siamo stanchi di dover fare sempre da soli come avvenuto per il tavolo dello sviluppo o per l’area di crisi complessa, firmata dopo 4 anni».

Alessandro Migliore, direttore CNA punta il faro sul Recovery Fund. «L’area di crisi complessa, per come strutturata, si evolve intorno ad esso: occorre un filo diretto per quanto riguarda occupazione e produzione».

E, a quel consigliere regionale, eletto con oltre 4.000 preferenze, dell’idea che tre consiglieri valgono più di un assessorato, loro replicano così: i programmi li fanno la giunta, gli assessori; quando poi arrivano in consiglio il consigliere alza e abbassa la mano, a cose fatte.

Citano, infine, i disastri: la domanda interna ferma da 11 anni, il crollo dell’export e del mercato russo, da ultimo il Covid. «Gli strumenti messi in campo non sono sufficienti, c’è forte preoccupazione. Questo territorio merita rispetto e attenzione, come tutti gli altri territori».

Non ultimi, i licenziamenti e la decontribuzione che è prevista solo per le imprese del sud Italia. «Ci saranno centinaia e migliaia di aziende investite da ristrutturazioni aziendali - dice Melchiorri. Ristrutturazione altro non è che un termine elegante per dire licenziamento. In più, ad oggi, nessuno sgravio è previsto per le aziende che non si trovano nel meridione. A 30 km da qui il vantaggio è enorme, ieri hanno protestato i colleghi toscani. Ѐ assurdo dover combattere con i nostri fratelli pugliesi, abruzzesi, e quello che più stupisce il silenzio dei sindacati».

L’auspicio quindi è che il Governo estenda lo sgravio a tutta l’Italia.Puoi commentare l'articolo su Vivere Fermo


Benedetta Luciani