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Processo per il Crack Banca Marche: ieri è stata la volta del teste Alfredo Checchetto

Si è tenuta lunedì un’altra udienza del processo sul crack di Banca Marche, durante la quale è stato interrogato principalmente dall’avv. Corrado Canafoglia dell’Unione Nazionale Consumatori, che patrocina oltre 3000 parti civili, come testimone Alfredo Checchetto, già membro del Cda della banca e del comitato di controllo sui rischi del credito, nonché espressione del gruppo bancario Intesa San Paolo.

Il teste ha ricostruito passaggi importanti della vicenda facendo emergere ulteriori tasselli. Ha ricordato che la Banca elargiva crediti per 17 miliardi a fronte di una raccolta di 11 miliardi:  dato, soprattutto quello delle erogazioni dei crediti rappresenta l’importanza di Banca Marche, se solo si considera che allo stato attuale in tempi di Covid quello di 17 miliardi è l’importo totale dei prestiti erogati dall’intero sistema bancario operante nella Regione. Ha proseguito ribadendo che Banca Marche ad agosto 2013, prima del commissariamento non era in stato di insolvenza e la banca arrivò al commissariamento dopo che fu effettuata una forte svalutazione dei crediti, eccessiva rispetto a criteri prudenziali che invece andavano applicati. Il teste ha precisato che mentre il Cda ed il comitato di controllo sui rischi del credito lavoravano per ridare credibilità alla banca sui mercati, solo in udienza è venuto a conoscenza che il Prof. Masera, ultimo presidente del Cda della banca con una nota del 12 agosto 2013, senza avvisare nessun membro del cda, sollecitava Bankitalia a dar seguito alla procedura di amministrazione controllata.

Il cda aveva pensato anche di cedere i crediti in sofferenza per ricavare la liquidità necessaria a ripartire, ma non è riuscito a spiegare il motivo per cui non si è proceduto a tale cessione.. E' stato ricordato che gli importi in gioco sono ingenti, si parla di 5 miliardi di crediti in sofferenza, poi ceduti dai commissari per 1,5 miliardi a REV , mentre secondo le stime potevano essere ricavati oltre il doppio del prezzo di cessione. Checchetto ha ricordato poi che improvvisamente nel 2012 arrivò anche un declassamento da parte della società di rating Moody’s, declassamento che però si basava solo su rumors e non su documenti certi.

"Più si entra nelle carte di Banca Marche è più è legittimo chiedersi chi abbia voluto far fallire la Banca, massacrando un territorio, i suoi cittadini e le sue imprese -chiosa l’avv. Canafoglia dell’Unione Nazionale Consumatori- Noi continueremo nella nostra attività di ricerca della verità a fianco e nell’interesse dei risparmiatori".Puoi commentare l'articolo su Vivere Senigallia


Giulia Mancinelli